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Chouchen, crêpe e cerate gialle: attributi bretoni piuttosto “lusinghieri”, ritiene l'attrice Dominique Lavanant

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Lei è stato il protagonista di Imogene, una serie televisiva adattata dall'opera di Charles Exbrayat (trasmessa tra il 1989 e il 1996), in cui il chouchen scorre liberamente nel villaggio di “Plouguirec”. Ricordiamo d'altronde questa scena cult di “Galettes de Pont-Aven” (1975) in cui, nascosto in un costume Bigouden, inviti Jean-Pierre Marielle a venire a “lavare il tuo Gesù, bihan” (piccolo, in bretone). Il bretone che sei non ha paura di cedere ai cliché?

Non mi è mai venuto in mente. Accettando il ruolo di Imogene per il quale Anémone era stata inizialmente proposta, ho visto che avrei potuto trascorrere alcune settimane piacevoli nella fattoria, a Plougourvest (29), circondata da amici. Abbiamo girato a Locquénolé (29), Roscoff (29) e sui Monts d’Arrée. Rimane un bellissimo ricordo, la squadra ha amato la zona e ha ricevuto una meravigliosa accoglienza da parte dei residenti. Lo stesso a Pont-Aven (29).

Ok, ma sapevi che i Bretoni difficilmente bevono chouchen…

E allora? In passato non producevano birra, vino o whisky e ora sì! Chouchen, sembra bretone, si inserisce bene in un dialogo sulla Bretagna. Non ci vedo niente di sbagliato in questo…

Crêpes, kouign-amann, stivali e cerate gialle. Non ti danno fastidio tutti questi cliché su Brittany?

Perché parlare di cliché? Questi attributi sono una risorsa e dimostrano che in Bretagna siamo intelligenti. Ci piacciono le cose belle e sappiamo proteggerci dal vento. Rispetto ad altre regioni difficili da identificare, lo trovo piuttosto lusinghiero.

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