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Il miliardario Larry Ellison: un Bolloré americano?

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Ultimamente, il miliardario Larry Ellison ha fatto notizia e ha rivelato il suo incredibile potere finanziario. Il 7 settembre, il fondatore di Oracle, colosso del software con sede ad Austin, in Texas, è diventato azionista di maggioranza di Paramount Global, una delle più grandi società di produzione cinematografica con sede a Hollywood, in seguito alla sua acquisizione da parte del conglomerato Skydance. Insieme a suo figlio David Ellison, CEO di Skydance, deterranno la maggioranza dei voti nel consiglio di amministrazione della holding di famiglia Pinnacle Media. Potrebbero così diventare attori influenti a Hollywood e nel cinema americano. Più recentemente, il magnate della tecnologia ha ulteriormente rafforzato il suo potere finanziario aumentando la sua fortuna a 191,7 miliardi di dollari, superando Mark Zuckerberg (174 miliardi di dollari) e Bernard Arnault (172 miliardi di dollari) e diventando il terzo uomo più ricco del mondo, dietro Elon Musk, presidente. di Tesla (247 miliardi), e Jeff Bezos, presidente di Amazon (197 miliardi).

Queste due notizie quasi simultanee confermano una tendenza generale e annunciano un profondo cambiamento nel contesto geopolitico: la diversificazione e la crescente influenza degli imprenditori miliardari. Non più confinati nei settori dell’alta tecnologia, ora stanno attaccando anche il controllo sui media e sull’industria dell’intrattenimento. Un simile sviluppo non sarà privo di conseguenze in una società in cui questi due ambiti sono ampiamente interconnessi con la politica. Ricordiamo bene la presa di controllo di Twitter (ora X) da parte di Elon Musk, nel 2022, proprio da una prospettiva ideologica: la lotta per la libertà di espressione e contro la propaganda politica del social network. Da allora, Musk non ha fatto altro che confermare il suo impegno ideologico, arrivando addirittura a denunciare ufficialmente la transizione di genere per i minori e il suo sostegno alla candidatura di Donald Trump.

Da parte sua, Larry Ellison è più discreto riguardo alle sue opinioni politiche. Sappiamo però che ha sostenuto finanziariamente alcuni candidati repubblicani, in particolare Rand Paul nel 2014 e Marco Rubio nel 2016. È noto anche per essere vicino al capo del governo israeliano Benjamin Netanyahu e ha fortemente criticato l’azione dell’informatore Edward Snowden, attualmente rifugiato in Russia. Si colloca quindi piuttosto a destra nello spettro politico, il che probabilmente politicizzerà la sua presenza a Hollywood. Va notato che David Ellison ha fatto una donazione di quasi 930.000 dollari per la rielezione di Joe Biden, prendendo una posizione contraria a suo padre (che non ha ancora fatto una donazione a un candidato alle elezioni presidenziali americane).

Questi pochi esempi, ancora isolati ma spettacolari, potrebbero rappresentare l’inizio di un vasto cambiamento nella vita politica americana e occidentale. Se da tempo i miliardari favoriscono i candidati politici, in particolare attraverso donazioni, è una situazione nuova vederli prendere il controllo dell’industria dei media e dell’intrattenimento mostrando orientamenti politici più o meno chiari. Accedendo a questi importanti mezzi di influenza, potrebbero diventare essi stessi attori della vita politica, a livello nazionale e internazionale, e persino veri e propri kingmakers, permettendo loro di eleggere da soli o quasi il leader di loro scelta e di consolidare la propria maggioranza e la propria popolarità. Vedremo, nei prossimi anni, se il trend continuerà oppure no. Ma, in ogni caso, i governi devono contare su nuovi attori in campo politico, oltre alle varie organizzazioni e media tradizionali già esistenti.

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