“Le 1001 vite di Philippe Bouvard”, un documentario da vedere alla Paris Première

“Le 1001 vite di Philippe Bouvard”, un documentario da vedere alla Paris Première
“Le 1001 vite di Philippe Bouvard”, un documentario da vedere alla Paris Première
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Jean Yanne, Jacques Martin, Thierry Le Luron, Sylvie Joly, con Paris Première, la coppia di registi Fabrice Gardel e Edward Beucler hanno preso l’abitudine di dedicare film documentari alla vita di un personaggio importante defunto.

Questa volta, il duo si è concentrato su una personalità viva, fortemente legata al talentuoso defunto citato nel preambolo, poiché il loro ultimo lavoro si concentra su “1001 vite di Philippe Bouvard”, l’uomo che ha creato e incarnato lo spettacolo cult di “Big Heads”. su RTL per quasi 40 anni stabilendo, nella nostra memoria collettiva, uno stile inimitabile, quello di un uomo curioso, “capace di adattarsi costantemente ai capricci della trasmissione in diretta, con tatto, curiosità, precisione pur essendo in grado di tenere trasmissioni in diretta di 3 ore”analizza Edward Beucler.

Cannes d’adozione – il documentario è stato presentato a Cannes anche in anteprima e in sua presenza il 30 novembre – molto legato anche alla Costa Azzurra dove vive da molti anni, Philippe Bouvard resta una figura del giornalismo.

Non è facile raccontare una vita simile in meno di 70 minuti, ma è la sfida riuscita del duo Gardel-Beucler con in più le testimonianze di persone vicine al protagonista, lui stesso intervistato nel film così come sua moglie. Colette, come Francis Perrin, Nicolas Sarkozy, Muriel Robin, Mimie Mathy, David Lisnard, Michèle Bernier e Jacques Mailhot.

Un film intimo

“Il progetto lo interessava, riavvolge Fabrice Gardel, gli piaceva l’idea che si parlasse di qualcosa di diverso da un monello. Dietro l’uomo dei media c’è una persona intelligente, che si è costruita da sola, non ha studi, non ha una scuola di giornalismo, viene dal nulla..

Al di là di tutta la parte mediatica, e talvolta conosciuta, della storia di Bouvard (“Les gros têtes”, “Le Théâtre de Bouvard”, la radio, le interviste), il film si concentra sulla sua vita intima.

La sua infanzia durante la seconda guerra mondiale, il padre assente, questo complesso legato alla sua altezza, la sua ebraicità tardivamente accettata. Momenti forti, mostrati con centinaia di foto di famiglia inedite, che permettono di comprendere meglio l’uomo.

“Questo spiega anche la complessità del personaggio, continua Gardel. Stiamo cercando di restituire spessore umano a persone che sono un po’ ridotte a uomini della televisione, ragazzini sporchi.”

A prova dell’impatto di Philippe Bouvard, tutte le personalità hanno rapidamente dato il loro consenso a testimoniare davanti alla telecamera, anche quando i loro impegni erano impegnativi.

“Quando abbiamo intervistato Nicolas Sarkozy, era il giorno dopo il trasferimento di Éric Ciotti alla RN, rimbobina Edward Beucler. Ed era, secondo me, infuocato, ma ci ha comunque concesso il tempo per l’intervista perché è vicino a Bouvard, un amico leale. Non si è mai trattato di deprogrammarsi o di cambiare la promessa che ci ha fatto.”

L’ambizioso progetto permette anche di misurare com’era la televisione negli anni ’70 e ’80, questi set dove, all’improvviso, i sindacalisti della CGT venivano invitati in diretta. Non abbastanza per sconcertare Bouvard che li invita, educatamente, con calma, a sedersi davanti a lui per parlare.

“Capì che ognuno veniva a difendere il proprio pezzo di grasso, come diceva, tempra Fabrice Gardel. Il suo talento è sapersi adattare costantemente. In una frazione di secondo. Non giudica le persone, si prende il tempo per ascoltare, senza pregiudizi. Un essere umano è un essere umano. Gli parliamo così com’è.”.

Stessa storia con Beucler: “Tu vieni a casa mia, arrivi un po’ come un cretino. Invece di respingerti come fa la società, ti dico semplicemente: siediti, togliti il ​​cappotto, prenditi il ​​tuo tempo. Finisco con il mio primo ospite e ci parleremo. Penso che sia un grande valore. Ha capito come comportarsi con le persone.”.

Il che senza dubbio spiega questa longevità. Anche se il 95enne resta indebolito, questo film è stato per lui una boccata d’aria fresca. “Quando gli abbiamo mostrato il film, ci ha rivolto parole toccanti, con il suo senso espressivo unico: ”Non mi conoscevate, ma ora mi conoscete meglio di chiunque altro””conclude Fabrice Gardel.


“Le mille e una vita di Philippe Bouvard”, questo sabato 11 gennaio alle 21, a Paris Première.

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