Il regista tedesco Werner Herzog ha un’ottima reputazione per l’originalità. Generalmente gli associamo il cinema di qualità, con opere straordinarie come Aguirre, l’ira di Dio (1972) o addirittura La terra dove sognano le formiche verdi (1984), per usare due titoli famosi. In effetti, Herzog ha fatto numerose tournée e continua a farlo anche oggi. Ammetto di non aver visto tutti i suoi film, e me ne pento sinceramente, soprattutto dopo aver letto le sue Memorie, dal titolo non privo di ironia Ciascuno per sé e Dio contro tuttiche compaiono nelle eccellenti edizioni Séguier. Ciò che caratterizza Werner Herzog è un’intensa attività artistica, che lo ha portato ad avvicinarsi a molteplici campi. Basti ricordare, oltre al cinema, la messa in scena dell’opera e la scrittura di libri. Werner Herzog ama scrivere le sue esperienze e soprattutto i suoi incontri. A più di ottant’anni, sentiva di non aver ancora detto tutto.
Un autodidatta
Queste memorie coprono l’intera vita di Werner Herzog. Il regista ci racconta che la famiglia di sua madre veniva dalla Croazia e quella di suo padre “era di origine sveva, ma [qu’] uno dei suoi rami discendeva dai protestanti francesi…” Per quanto riguarda l’estrazione sociale da parte paterna, appartenevano tutti a una stirpe di rispettabili accademici. In uno spirito di contraddizione, Herzog si presenta come un autodidatta. Non si è mai acclimatato alle istituzioni educative. Egli nota: “A dire il vero, non mi è mai piaciuta molto la letteratura o la storia in classe, ma ciò derivava dal mio rifiuto generale del sistema scolastico. Sono sempre stato autodidatta…” Si iscrisse comunque all’università, ma senza convinzione, e ovviamente non frequentò la scuola di cinema. Il suo istinto gli ha fatto evitare questo tipo di trappola, come spiega in modo divertente: “Ero consapevole del fatto che, data la mia quasi totale ignoranza del cinema, dovevo inventarlo a modo mio. »
I peggiori insulti sul set
Durante la giovinezza, per guadagnare denaro, svolgeva una serie di lavoretti, nei quali aveva già modo di mettere in mostra il suo innato ingegno. Il che ci porta aneddoti insoliti, raccontati con un tono molto impassibile. Questo periodo della giovinezza di Werner Herzog prefigura il clima delle sue future produzioni cinematografiche, portate avanti con successo nonostante i peggiori insuccessi. Le sue Memorie forniscono una valutazione impressionante, così come le estenuanti riprese Fitzcarraldocon Klaus Kinski. Herzog non si è mai tirato indietro davanti ai pericoli, rischiando di mettere in serio pericolo se stesso o i membri delle sue squadre. Ma ce l’ha sempre fatta, grazie alla sua buona stella. Lascio al lettore scoprire, attraverso le pagine, tutte queste avventure, o meglio questi drammi, che solo lui sa raccontare con la giusta dose di follia. Werner Herzog, come bonus, ci offre alcune confidenze senza dubbio più secondarie, ma pur sempre significative, sui suoi hobby personali, ad esempio sui libri che porta con sé quando lavora e che gli servono come vieni con me. Sono sempre interessato a questo tipo di dettagli. Herzog quindi non si separa mai dalla Bibbia, nella traduzione di Lutero del 1545: “Lo trovo spessospiega Herzog, conforto nel Libro di Giobbe come nei Salmi. » Mette nella borsa da viaggio anche un’opera più inaspettata, il resoconto dello storico romano Tito Livio sulla seconda guerra punica (dal 218 al 202 aC).
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Amicizia con Bruce Chatwin
È un peccato che, in questo volume, Werner Herzog non dedichi più tempo al suo attore “feticcio”il mostruoso Klaus Kinski, a “vanie” da solo, forse perché ne ha già parlato altrove. Ciò che più colpisce leggendo queste Memorie è l’importanza che Werner Herzog attribuisce ai rapporti umani, e in particolare all’amicizia. È chiaro che, senza l’aiuto delle persone a lui vicine, il regista non sarebbe mai riuscito a realizzare neanche un centesimo dei suoi progetti. C’è in lui una profonda curiosità per tutto ciò che è umano, un’attrazione fertile per i suoi simili. Lo sentiamo particolarmente quando descrive la sua vicinanza a Bruce Chatwin. Queste sono senza dubbio le pagine più belle di queste Memorie. La passione per le passeggiate ha unito i due uomini. “Forse ero l’unicoscrive Herzog, con cui Bruce poteva naturalmente discutere della sacralità del camminare. » Bruce Chatwin, l’esploratore, lo scrittore di viaggi, era una sorta di fratello di Werner Herzog, lui stesso un regista itinerante, attratto dalla foresta amazzonica e dalle scalate estreme in montagna. Herzog racconta con grande emozione la morte di Bruce Chatwin e lo zaino di pelle che gli ha lasciato e che in seguito avrebbe contribuito a salvargli la vita. Una bella storia di amicizia, davvero.
Le Memorie di Werner Herzog andrebbero inserite nella vostra biblioteca, non magari con le opere sul cinema, ma piuttosto nella sezione dei grandi avventurieri (della mente). Ciascuno per sé e Dio contro tutti costituisce una lettura fuori dai sentieri battuti, lontano dalle strade ordinarie del pianeta. In questi tempi di standardizzazione generalizzata dell’esistenza, abbiamo bisogno di ragioni per sperare: questo è uno dei vantaggi letterario di questo libro di Werner Herzog per convincerci di ciò.
Werner Herzog, Memorie. Ciascuno per sé e Dio contro tutti. Tradotto dal tedesco da Josie Mély. Ed. Seguier. 400 pagine.
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