Venerdì 10 gennaio, alle 4 del mattino, gli abitanti di Los Angeles sono stati svegliati dal suono stridulo di un nuovo avviso delle autorità sui loro telefoni: «Avviso di evacuazione» (“essere pronti a evacuare”). Un errore, come già accaduto giovedì sera. Inviato ai 10 milioni di residenti della contea di Los Angeles, il messaggio avrebbe dovuto raggiungere solo i residenti di uno dei quartieri colpiti.
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Los Angeles, questo venerdì sera (sabato mattina in Francia), è ancora nervosa. Gli incendi non sono affatto diminuiti: il più grande, il Palisades Fire (86 chilometri quadrati), è contenuto solo per l’8%, il secondo, l’Eaton Fire (55 chilometri quadrati), è contenuto solo per il 3%. Possiamo vedere la sua gigantesca nuvola di fumo nero che vela il sole e sembra estendersi all’infinito fino all’orizzonte. Restano attivi altri quattro focolai e ne è scoppiato uno nuovo nel nord. Altri pericoli segnano questo nuovo giorno all’inferno. L’acqua potabile è contaminata nei quartieri più colpiti. Lo sceriffo ha denunciato durante la notte una ventina di atti vandalici e saccheggi e ha dichiarato il coprifuoco. Alcuni residenti si barricarono nelle loro case, con il ricordo ancora vivo dei sanguinosi disordini del 1992, quando la città fu saccheggiata dai rivoltosi, dopo l’assoluzione degli agenti di polizia coinvolti nel pestaggio dell’afroamericano Rodney King da parte di agenti di polizia il precedente anno. Tra i parenti circolano immagini di edifici in rovina. Il presidente Biden, in una conferenza stampa, discute di a “zona di guerra, con bombardamenti”.
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