Ogni settimana, Jordan de Luxe accoglie ospiti tanto diversi quanto emozionanti sul set Da Jordan. Dopo aver ricevuto il cantante Yanns, è stato Laurent de Funès, nipote del leggendario Louis de Funès, a prendere parte all'intervista.
Durante questa intervista, il sessantenne ha parlato come raramente prima, evocando con affetto i film cult di suo nonno, Il Grande Mocio A Polizia di Saint Tropez. Ha anche reso un vibrante omaggio a Michel Galabru, indimenticabile partner dell'attore, sottolineando l'eccezionale rapporto tra i due attori.
Durante la sua intervista con Jordan de Luxe, Laurent de Funès non ha parlato solo dell'immensa carriera di suo nonno, ma anche l'impatto del lavoro sulla salute.
Quando la passione si trasforma in peso
Il nipote dell'icona del cinema francese ha parlato con commozione degli ultimi anni di vita dell'attore, segnati dalla malattia e da un cambiamento radicale nello stile di vita.
“Quando era malato l'ho trovato molto cambiato, molto magro. Nel 1975 ebbe un infarto“, ha ricordato.
In questo periodo Louis de Funès stava lavorando Il Valzer dei Toreador di Jean Anouilh, un pezzo particolarmente impegnativo: “Ha detto: 'questa stanza mi esaurisce'”.
Infatti, l'attore ha dovuto memorizzare più di 1.500 battute, un carico colossale che, secondo Laurent, sarebbe finito “esaurirlo“.
Louis de Funès stremato dalla sua professione di attore
Laurent de Funès ricorda anche lo stile di vita del nonno, tipico di un'epoca in cui gli eccessi erano all'ordine del giorno. “Ci ha detto che fumava due pacchetti al giorno. La gente fumava molto, beveva, mangiava cibi grassi… E lui era molto stressato. A volte realizzava tre film all'anno. È stato estenuante.“
Tuttavia, dopo l'infarto, Louis de Funès adottò uno stile di vita molto più ascetico. “Era diventato molto religioso, pregava la sera, beveva solo acqua. Sembrava che gli andasse bene, ma l'ultima volta che l'ho visto era molto stanco.”
Oggi Laurent ne è convinto la professione finì per avere la meglio su Louis de Funès. Un'affermazione forte che ci ricorda quanto le esigenze del mondo dello spettacolo possano pesare sulla salute degli artisti.