Leos Carax: poeta delle immagini e del suono

Leos Carax: poeta delle immagini e del suono
Leos Carax: poeta delle immagini e del suono
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Il nuovo cortometraggio autobiografico del regista è tanto confuso quanto emozionante.


Regista di film leggendari come Gli amanti sul ponte (1991), Leos Carax, classe 1960, è franco-tedesco da parte di padre e americano di sangue ebraico da parte di madre.

A cavallo tra diverse nazioni, le sue origini spaziano quindi a priori in uno spettro che va dalle culture dei paesi dell’Europa centrale agli Stati Uniti, terra di immigrazione, con una predilezione per New York. Perseguitato dalle guerre del XX secolo, Leos Carax è figlio della Shoah e di Jean-Luc Godard, un regista che venera sopra ogni altro. Di tutto questo e di molte altre cose si parla nel suo cortometraggio autobiografico di 42 minuti, uscito questo mercoledì e intitolato Non sono io.

Commissionato dal Centre Pompidou

Questo film è stato originariamente commissionato dal Centre Pompidou. Leos Carax ha avuto carta bianca per raccontare la sua vita per immagini. Il risultato è una poesia visiva e sonora di grande bellezza plastica. Dal punto di vista formale, Non sono io deve molto agli ultimi film di Godard. Non c’è una narrazione continua, ma solo sequenze che si intrecciano secondo l’estro del cineasta e i suoi ricordi. Leos Carax, ripetendo la voce ovattata e affannosa di Godard, commenta lui stesso le immagini e non esita a filmarsi nei panni burlesque di un vagabondo celestiale o di un dandy antiquato. Quindi questa scena in cui lo vediamo passeggiare, nel verde parco di Buttes-Chaumont, in compagnia del suo aiutante, l’attore Denis Lavant, che qui assume il ruolo del signor Merde (Santi Motori2012).

Per capire cosa cattura qui Leos Carax, potresti aver bisogno di sapere qualcosa sulla sua filmografia. Non sono io è un film codificato, che richiede l’acquisizione di a “schibboleth”, vale a dire una password migliorata. Il film è inoltre così ricco che una sola visione non ne esaurisce tutto il significato. Leos Carax, come Godard prima di lui, non si preoccupa di essere capito o meno. Consegna (agli sponsor del Centre Pompidou) un’opera grezza. Sta agli spettatori arrangiarsi e prendere oggetti commestibili qua e là. Dopotutto, di fronte a un quadro astratto, non cerchiamo di capire tutto la prima volta, in modo definitivo. Aspettiamo che il significato profondo penetri in noi poco a poco, attraverso l’intuizione. Il film di Leos Carax è in questo senso un’autentica esperienza artistica, confusa, imprevedibile, ma particolarmente emozionante fin dalla prima proiezione.

Un film sul cinema

Leos Carax ha voluto innanzitutto rendere omaggio, in questo film, al cinema, e in particolare ai cineasti che ha amato durante la sua vita e che sono stati i suoi maestri. Evoca, come abbiamo detto, Godard, ma anche Polanski, “piccolo regista ed ebreo come me”e sopravvissuto all’Olocausto. In più occasioni Carax torna sulla Shoah e si concentra su Hitler e i suoi ” Soluzione ” criminale di uccidere quanti più esseri umani innocenti possibile. Emergono immagini di guerra, in questo caso quelle di aerei che sganciano le loro bombe. Ricordiamo che queste immagini sono già aperte Pola X nel 1999.

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In questo senso, Non sono io è una meditazione storica, in cui Leos Carax colloca il proprio destino nel proseguimento di un tragico XX secolo.

L’apocalisse incombente

Come in Godard, le scatole sottolineano in poche parole il significato casuale delle immagini. Possiamo leggere “Impostura”O ” È troppo tardi “,e anche “Fine di tutto”. Leos Carax non è un ottimista, riprende da Godard, anche qui, l’idea di un’apocalisse incombente, di una fine dei tempi senza necessariamente un messia. Ho notato il momento in cui Carax parla di Dio, ma anche questo rimane enigmatico. Insomma, ciò che c’è di più bello in Non sono io, è proprio questa dimensione quasi metafisica che affiora ovunque. Senza necessariamente credere nella religione, Leos Carax fa dell’arte una preghiera rivolta all’Altissimo, un’invocazione che passa “voce” umano. Si ferma infatti sulla musica, molto importante nella sua vita, come sappiamo (cfr. il sublime Annetta2017, con Marion Cotillard), ma accantonando subito lo strumento di “voce”, come mediazione privilegiata. Leos Carax rappresenta questo voce rilassante sullo sfondo di una tempesta, in lontananza. Dal suo maestro Godard, ha mantenuto il gusto per il romanticismo e le emozioni elettrizzanti che lo accompagnano. Parla quindi volentieri della sua passione per le attrici, quelle vive, come Juliette Binoche, con la quale ha girato diversi film, o anche quelle scomparse, ma rimaste nel suo pantheon personale, come Marilyn Monroe che lo ha affascinato fin da quando era un adolescente.

Un’altra scatola di Non sono io notato: “Trova il suo posto”. Anche qui riconosciamo l’eredità di Godard come artista ai margini. A Carax piace presentarsi come un regista maledetto, cosa che in realtà non è più. I suoi film sono ormai riconosciuti, apprezzati e accettati. Ma ciò non gli impedisce di coltivare la sua originalità, perfino il suo genio, e di continuare il suo lavoro con le stesse esigenze intellettuali degli inizi. E’ un po’ una morale scintillante Di Non sono io, una morale che, a mio avviso, si ricollega all’eredità di un passato abolito. Leos Carax, come pochi altri, conserva la nostalgia per questo paradiso perduto.

Non sono io, film di Leos Carax, con Denis Lavant, 42 min. Il film è nelle sale da mercoledì 12 giugno.

© I film di diamante
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