“Non sarei arrivato qui se non mi fossi lasciato alle spalle una famiglia distruttiva e un’infanzia caotica”

“Non sarei arrivato qui se non mi fossi lasciato alle spalle una famiglia distruttiva e un’infanzia caotica”
“Non sarei arrivato qui se non mi fossi lasciato alle spalle una famiglia distruttiva e un’infanzia caotica”
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L’attrice torna sul palco per parlare a favore di altre donne. Il suo modo di passare dal singolare all’universale.

La ritroviamo alla fine delle prove, con un berretto avvitato in testa e occhiali colorati che nascondono i suoi bellissimi occhi azzurri. Forti e fragili, come le donne in cui recita Anne Parillaud Non ci sarei arrivato se…, l’adattamento teatrale del libro di Annick Cojean che contiene una trentina di interviste a donne ispiratrici. Otto sono stati selezionati per questo spettacolo diretto da Anne Bouvier, in cui l’attrice condivide il palco con la comica Laura Laune.

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Signora Figaro. – Alcune donne ti hanno toccato più di altre? ?
Anne Parillaud. – Ho preso Virginie Despentes per la radicalità e la libertà di questa scrittrice. Ha visto tutto, vissuto tutto o quasi: tossicodipendente, prostituta, violentata, alcolizzata, punk, rocker, etero, lesbica. Dopo tale esplorazione, la sua conoscenza sotterranea dell’anima è ricca e legittimata. E mi sono ritrovata, tra le altre – perché tutte mi hanno toccato – nell’attrice, produttrice, ambasciatrice delle Nazioni Unite, Nicole Kidman. Nel suo discorso e nella sua visione di attrice, il suo bisogno di esistere in un mondo artistico parallelo, la sua passione per la psicologia e il suo modo di vivere il suo femminismo, così come la sua origine.

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Queste parole sono molto forti, di un presunto femminismo…
Un femminismo presunto ma senza aggressività. È intelligente, fluido, profondo, giusto. E le loro parole sincere, commoventi, coraggiose, a volte divertenti, a volte violente. Interpretare queste donne è l’ambiente ideale per permettermi di stabilire una posizione femminista. Ho difficoltà ad inserirmi nella realtà, ho bisogno di un’interfaccia con cui esprimermi, attraverso i ruoli o più recentemente la scrittura Gli abusati. C’è una profondità in questi testi, uno spessore che corrisponde al vissuto delle donne, alla loro infanzia, ma che risuona forte anche nel mio cuore. Non c’è distruzione dell’uomo. L’idea è quella di riformattare le relazioni per raggiungere l’uguaglianza sotto tutti i punti di vista tra uomini e donne.

C’è la metafora della tazza di tè. Puoi parlarcelo? ?Emma Thompson paragona il consenso a una tazza di tè. Se offri il tè a qualcuno e lui dice “mi piacerebbe”, metti su il bollitore. Quando torni con la tazza, la persona non la vuole più o si è addormentata. Non la costringerai o la sveglierai a berlo. È libera di cambiare idea.

Tocca a me farti la domanda : “Non ci sarei arrivato se…”
Ho scritto un breve testo perché ci è stato chiesto di rispondere a questa domanda sul palco. Eccolo: “Non ci sarei arrivato se non avessi deciso di andare avanti strisciando, zoppicando, controcorrente, qualunque cosa. Lasciandomi alle spalle una famiglia distruttiva e un’infanzia caotica, buttandomi con passione nel cinema, nel teatro e nella scrittura. Per liberarmi da tutto ciò che soffocava la vita in me e trovare la mia felicità negli interstizi delle mie lacune, dei miei difetti, delle mie cose non dette e della mia malinconia. Mi ha dato la rabbia di essere e di fare”.

Non ci sarei arrivato se non avessi deciso di andare avanti, strisciando, zoppicando, controcorrente.

Anne Parillaud

Non sei salito sul palco dal successo di Vincitore. il tuo stato d’animo ?
Con il teatro, è una relazione di amore-odio. Mi manca fisicamente, organicamente: la voglia è immensa, anche avvincente, di stare sul palco, di entrare in comunione con il pubblico. Ma sono terrorizzato.

Non ci sarei arrivato se… di Annick Cojean, fino al 1ehm Giugno al Théâtre Antoine, a Parigi. teatro-antoine.com

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