COLLOQUIO. Agnès Jaoui: “La città di Tolosa mi si addice”

COLLOQUIO. Agnès Jaoui: “La città di Tolosa mi si addice”
COLLOQUIO. Agnès Jaoui: “La città di Tolosa mi si addice”
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l’essenziale
Agnès Jaoui è candidata alla rielezione alla presidenza della Cinémathèque de Toulouse. Le sue novità quest’anno sono fitte, con la pubblicazione di un libro e di un disco, l’uscita di diversi film e la messa in scena di un’opera. Colloquio.

La Dépêche du Midi: L’anno in corso, iniziato con un César onorario, scandito da diversi film, un libro, un disco e presto il tuo compleanno, è speciale?

Agnès Jaoui: Quindi penso già in termini di anno scolastico, dato che ho due figli, e non mi preoccupo affatto del passare degli anni e delle date. Allora, magari tra qualche anno, guardandomi indietro, quando sarò molto vecchio, la sera al lume di candela, mi dirò: “Oh mio Dio, quest’anno è stato pazzesco Ma è vero che per ora, io io!” ci ho il naso dentro quindi non me ne rendo conto. Anche se sono consapevole che negli ultimi anni c’è stato un libro, un disco, un film e anche delle belle proposte cinematografiche.

Uno di questi, “L’ultimo degli ebrei”, è un film che hai difeso sin dalla sua uscita. Fa eco alla notizia che colpì la tua famiglia un anno fa in Israele…

Sì, ho la mia famiglia sempre al telefono e uno dei miei cugini mi ha mandato un video in cui li mostrava nella metropolitana di Tel Aviv, mentre aspettavano la caduta dei missili. Tutto ciò che accade è terribile, con pazzi da tutte le parti e una narrazione da incubo. Capisco le manifestazioni filo-palestinesi ma quando vediamo che le donne non hanno più nemmeno il diritto di parola in Afghanistan, dove non c’è manifestazione, non importa a nessuno. Per non parlare dell’Ucraina, dell’Africa…

È appena stato pubblicato “La dimensione del nostro seno”. Scrivere un libro è un altro modo per lasciare il segno, anche se il narcisismo ti è estraneo?

Si tratta ovviamente di un oggetto ancora diverso da un film o da un’opera teatrale. Ma per il fatto di averlo fatto con la mia amica Cécile Partouche, il libro appartiene a entrambe. È l’ennesima testimonianza, un’altra traccia. Ma, ovviamente, il successo non è nutriente. Non è così che ho calmato le mie ansie, che in realtà non si sono ancora calmate. In effetti, il narcisismo è un mostro che diventa più grande quando lo nutri. Non esiste sazietà e alcune stelle ce lo ricordano. Da parte mia, è la gioia di creare che mi salva e, soprattutto, lavorare con gli amici!

D’altro canto, questo nuovo disco, “Wait for the sun to return”, uscito per l’etichetta di Aurélie Cabrel, figlia di Francis. Come è stata stabilita la connessione?

Il mio manager ha incontrato Aurélie Cabrel e Benjamin Guyot dell’etichetta, hanno accennato al mio desiderio di registrare un disco in francese ed erano interessati. Così, l’anno scorso, ho viaggiato alcune volte da Tolosa ad Astaffort e, naturalmente, se così posso dire, ho incontrato Francis Cabrel. Poi è arrivata la proposta di cantare insieme “Si tu me dices ven” e quindi mi ha fatto molto piacere. Mi ha offerto l’unica canzone del disco in spagnolo, il che è stato ancora più divertente perché è del mio trio preferito, Los Panchos! Questo è il trio da cui tutto ha avuto inizio. È stato quando li ho sentiti cantare “Lo Dudo” nel film “La legge del desiderio” di Pedro Almodovar nel 1987 che mi sono innamorato di questa musica.

Dalla tua nomina nel 2021 a presidente della Cinémathèque de Toulouse, che rapporto mantieni con la città?

Tolosa fa parte della mia vita ormai da tre anni. L’amavo già perché cantavo con il gruppo Zebda, perché avevo già dei ricordi molto forti, perché ho girato qui il film di Frédéric Sojcher, “Il corso della vita”. E, da tre anni, si è instaurato un altro rapporto con la città e con i suoi abitanti, molto caldo ed emozionante. Pensarci solo adesso mi fa sorridere! La città mi si addice, siamo un po’ in Spagna e questo mi fa stare bene. Ci sono tante cose in comune con Parigi e allo stesso tempo non siamo lì. E in effetti tutto mi riporta al Sud-Ovest, alla regione. E poi continuo a seguire quello che succede alla Cinémathèque. È assolutamente emozionante e un privilegio lavorare con questo team di persone appassionate. Quindi mi candiderò alle prossime elezioni per restare presidente della Cinémathèque de Toulouse!

Dopo i film, un libro, un disco, perché l’opera occupa attualmente la tua vita quotidiana?

Sto mettendo in scena a Digione “L’Uomo Femina”, un’opera del XVIII secolo di Baldassarre Galuppi che racconta la storia di due naufraghi che approdano su un’isola governata da donne. Gli spettacoli inizieranno il 7 novembre. Stiamo anche preparando “Don Juan” che sarà rappresentato nel 2026 all’Opera di Tolosa. Il modello dei set ideati da Éric Ruf corrisponde esattamente a quello che avevo chiesto, quindi sono felicissimo!

Libro “Le dimensioni dei nostri seni” di Agnès Jaoui e Cécile Partouche (Grasset, 144 pag., 19 €) – Disco “Aspettando il ritorno del sole” di Agnès Jaoui (Baboo Music, 14,99 €) – Film “La mia vita , my face” di Sophie Fillières con Agnès Jaoui, Philippe Katerine, Édouard Sulpice, attualmente nelle sale.

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