“Tutti devono allontanarsi dalla propria famiglia, è un trampolino di lancio per qualcos’altro”

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Farida Khelfa, al ristorante Loulou, Parigi 1ᵉʳ, 5 febbraio 2024. MANUALE OBADIA-WILLS PER “IL MONDO”

Silhouette elegante e slanciata vestita con un abito nero che sembra costoso, rosso brillante sulle labbra carnose, portamento fiero della testa, una regina. L’ex modella Farida Khelfa, autrice di documentari e di una recente autobiografia incisiva, Un’infanzia francese (Albin Michel, 256 pagine, 19,90 euro), ci riceve al Loulou, un locale chic e accogliente nel primo arrondissement della capitale.

La sala ristorante è stata aperta appositamente per lei prima del servizio serale, lì è abituata. Quando arriviamo posa per il nostro fotografo: va veloce, conosce il suo lavoro. Non è stata una musa ispiratrice di Jean-Paul Goude, Jean Paul Gaultier, poi dello stilista Azzedine Alaïa? Chiede un’ulteriore foto con il cellulare, ” un ricordo “, come se volesse tenere traccia dell’attenzione di cui era improvvisamente oggetto. Perché l’uscita del suo libro ha trasformato la vita di Farida Khelfa in un vero e proprio turbine. Dall’inizio di gennaio è stato ovunque, dalle pagine intere delle riviste patinate, ai programmi radiofonici e televisivi in ​​prima serata, ai media più confidenziali, trendy o popolari, ai podcast o ai media locali. Un giorno, la vediamo sfilare per Thierry Mugler o in abito da sera ad una cena di beneficenza accanto a Nicolas Sarkozy e Carla Bruni, sua amica e testimone di nozze, un altro con una squadra di France 3 Rhône-Alpes nel quartiere Minguettes di Lione, dove è cresciuta.

L’ex modella è stata la prima sorpresa dell’entusiasmo suscitato dal suo libro. ” Non me l’aspettavo. Ricevo centinaia di messaggi da persone di tutte le età, di tutte le origini, di tutte le estrazioni sociali, mi tocca enormemente. A volte mi pizzico: è vero tutto questo? » Ciò che è vero in ogni caso è che la sua storia non può lasciare indifferenti: urta, disturba, colpisce, affascina con la sua libertà di tono e la franchezza con cui racconta un’infanzia terribile e un percorso straordinario. Perché non è stato l’ascensore sociale quello che ha preso la ragazza della città di Minguettes, nata da genitori algerini, ma un aereo supersonico che l’ha spinta da un pianeta all’altro, dalla zona ZUP all’alta borghesia, un mondo in cui si evolve con naturalezza e disinvoltura al braccio del marito e padre dei suoi figli, l’imprenditore Henri Seydoux. “Sono molto adattabile! »ride, godendosi la vista dei giardini delle Tuileries e del Louvre.

“La camera delle torture”

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