“Ti ho dato gli occhi e tu hai guardato nel buio”, di Irene Sola: sarabanda catalana

“Ti ho dato gli occhi e tu hai guardato nel buio”, di Irene Sola: sarabanda catalana
“Ti ho dato gli occhi e tu hai guardato nel buio”, di Irene Sola: sarabanda catalana
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La scrittrice Irene Sola, nel 2022. IGNASIO ROVIRÓ

“Ti ho dato gli occhi e guardasti le tenebre” (E ti darò gli occhi guarderai le tenebre), di Irene Sola, traduzione dal catalano di Edmond Raillard, Seuil, 192 p., 21 €, digitale €.

Le ombre fruscianti dei Pirenei erano già emozionanti Io canto e la montagna balla (Seuil, 2022), primo romanzo della scrittrice, poetessa e artista catalana Irene Sola. Ti ho dato gli occhi e tu hai guardato nell’oscuritàanche il secondo è immerso in quest’aura specifica dei racconti scritti dai poeti. In esso si intreccia l’agonia di Bernadeta, più vecchia del mondo, che dorme “come un frutto marcio caduto dall’albero”e le reminiscenze di Margarida, che veglia su di lei. Diverse scale di storie si scontrano: un primo piano sulla minuscola decomposizione del presente, la lentezza dei minuti e una durata molto più ampia: quattrocento anni di storia spagnola.

Con una sensualità appiccicosa, irrigata da racconti e leggende locali, i pensieri di Margarida inciampano “la tana” di quelli di Bernadeta, che ha sempre visto ciò che non avrebbe dovuto vedere. Come racchiusi in un dipinto di Hieronymus Bosch (1450-1516 circa), sono assaliti da visioni di demoni, file di bestie scorticate, rivoli di sangue e viscere fetide, terra putrefatta.

Le loro litanie fantastiche pullulano nel proliferare di frasi fumanti che fanno scurire le viscere lacerate, gli incubi di più di cinque generazioni di donne, bisnonne e nipoti, figlie e zie. Facendo bollire le parti interne degli animali nelle loro pentole, divorano i cuori degli uomini assenti. Joana, la madre di Margarida, ha stretto un patto con il diavolo per trovare marito. Da allora tutti i bambini sono affetti da una mancanza o da un difetto: Angela non ha mai dolore, Blanca è nata senza lingua, Margarida ne ha solo una “tre quarti di cuore”. Gli uomini sono lontani: furono divorati da una bestia feroce, uccisi durante una guerra con la Francia o, durante la guerra civile (1936-1939), imprigionati o giustiziati.

Solo i defunti

Il lettore, inghiottito da questa sarabanda, si prende un attimo per capirlo: ad eccezione di Margarida e Bernadeta, tutte le donne in questione sono in realtà morte, streghe di un sabba frenetico. Sono impegnati a preparare un banchetto di benvenuto per la morente, per accoglierla tra loro. In questo remoto casale dove solo i defunti hanno diritto di soggiornare, è la casa che veglia sui suoi abitanti.

Picchiate, rapite, fecondate dagli uomini, vivono insieme in una solidarietà di lino, corpo, sangue: Marti, figlio di Elisabeta, e Angela, figlia di Blanca, giocavano già insieme “quando erano come due pesci nella pancia” delle loro madri – giacevano uno accanto all’altro in modo che i due feti potessero parlare. Se Margarida, dal canto suo, ha un cuore così piccolo, non è per questo “La vita che includeT[e] per una quindicina di vite umane, tanto [est] solitario, travolgente e lungo » ? Permetterà che il figlio che suo marito ha avuto con qualcun altro nasca in casa.

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