Questa volta è quella giusta. Dopo anni di attesa e promesse a lungo termine, The Cure ha finalmente ufficializzato oggi il suo ritorno nei negozi annunciando l’uscita il 1° novembre del suo quattordicesimo album in studio. Battezzato Canti di un mondo perdutoquesto nuovo disco registrato ai Rockfield Studios è stato guardato come il latte in fiamme dai milioni di fan del gruppo britannico che, però, non ha mai smesso di esibirsi sul palco nell’ultimo decennio.
Sequel lontanissimo del misto 4:13 Sogno pubblicato nel 2008, Canti di un mondo perduto potrebbe benissimo assumere la forma di un canto del cigno per Robert Smith la cui ispirazione, tanto brillante quanto tormentata, ha spesso ritardato – o addirittura cancellato – molti progetti passati. Il sessantenne ha già avvertito sulle colonne della rivista NME che questo nuovo record esprimerebbe “la parte più oscura di ciò che ha vissuto negli ultimi anni“, cosa che non viene smentita dal primissimo singolo svelato online oggi.
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Solo non è una canzone sconosciuta ai fan dei Cure che hanno potuto scoprirla per quasi due anni come apertura di tutti i concerti del gruppo. Lunga sette minuti, questa versione in studio conserva gli orpelli omerici del titolo suonato dal vivo, con la sua lunga introduzione di chitarre sinfoniche che aprono la strada alla voce epica e nostalgica di Robert Smith.
“Questa è la fine di ogni canzone che cantiamo”, qui respira il rocker che qualche giorno fa ha affermato tramite un comunicato stampa che questa è la canzone che “sbloccato” l’album. “Non appena è stato registrato, sapevo che era la traccia di apertura e sentivo che l’album stava prendendo forma”, confida ancora all’autore di I ragazzi non piangono che non fu mai così luminoso come quando si tuffò nelle profondità dell’oscurità. In attesa del seguito.
E’ Lenoir Ascolta più tardi
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