un’eredità che dura da 33 anni

un’eredità che dura da 33 anni
un’eredità che dura da 33 anni
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Eugène Mona, il cui vero nome è Georges Nilecam, è una figura essenziale del patrimonio musicale delle colline della Martinica. L’eredità dell’artista, morto il 21 settembre 1991 per una congestione cerebrale in seguito a una disputa di quartiere, continua. Trentatré anni dopo, gli artisti continuano a rendergli omaggio.

Eugène Mona, l’artista scalzo, ha lasciato il suo segno indelebile nella musica tradizionale martinicana, 33 anni dopo la sua morte, avvenuta il 21 settembre 1991. Questo genio che ha iniziato a esprimersi e a esibirsi nelle feste patronali in giovane età, si è rivelato al pubblico durante un concorso di canto creolo. Colui che incarnava la voce dei senza voce era popolare. Oggi, sempre più artisti non lo dimenticano e gli rendono omaggio.

Il campione dei ritornelli che glorifica i canti natalizi attingendo alla tradizione (Ti Emile, Eddy Louis), offre un titolo in omaggio a Mona, l’uomo scalzo.

Nel buio Bo kay


©Robert Mavounza

Robert Mavounza renderà omaggio a questa memoria durante il suo tour natalizio dal 3 al 30 novembre 2024. Lo farà anche a livello internazionale durante i suoi viaggi, dal 20 novembre al 5 dicembre 2024, in Costa d’Avorio e Île-de-France.

Ingegnere con un background nel marketing digitale, Kélia Paulin della Martinica rivisita i grandi standard attraverso il suo concept “Créole Cover”. Eccola, con questa voce soave, in questo titolo di punta di Mona “Face à Face”.

“Face to Face” di Eugène Mona ripresa da Kélia Paulin


©Kélia Paulin

Nell’ambito del festival Biguine Jazz, nel 2013, si è tenuta una residenza di creazione originale attorno all’opera di Eugène Mona con l’obiettivo di esplorare la cultura musicale tradizionale della Martinica. Tra questi artisti, il cantante guadalupano Éric Pédurand.

Eric Pédurand in residenza d’artista copre Bidon Dachine di Eugène Mona


©Biguine Jazz Festival

La musica delle colline torna di moda con un nuovo gruppo sulla scacchiera musicale “Mônla Wo” guidato da Désir Pontat. La loro icona spirituale è Eugène Mona.

Il cantante dalla voce potente ha lasciato un’eredità incommensurabile. Ma chi è Eugène Mona? Apre la bocca, afferra il flauto, scoppia a ridere, batte le mani, ecco il risvegliatore di coscienze… La regista Nathalie Glaudon ha seguito le sue orme attraverso un documentario. Ce ne spiega il motivo.

Sulle orme di Mona di Nathalie Glaudon


©Nathalie Glaudon

Tra il suo primo gruppo di quartiere “Banbou-la” a Morne Capot in Lorena e la sua esperienza in Guyana con “Gwamaguy”, l’artista martinicano si descrive come “il difensore delle opere dell’uomo scalzo.”

Tony POLOMACK


©Daniel BETIS

Si esprime con fede, forza, determinazione” come suo padre. Max ha scelto di creare la propria identità musicale, ma esegue le opere del padre.

Max Mona canta una canzone di suo padre


©in diretta all’Atrium

Il cantante, flautista, attore è sempre stato molto ispirato fin dai suoi esordi da Eugène Mona. Pensa che Mona partecipi alla nostra costruzione. È stato un precursore di molte cose.

Siano Eugene Mona


©Max Telephe e Straw

Molti altri artisti hanno interpretato Mona, Céline Flériag (Face à Face), Esy Kennenga (la candela). Mona, la missione compiuta resta un punto di forza e un riferimento vivo.

Il figlio di Eugène Mona, Max, canta l’ultima canzone di suo padre “Face à Face”


©Max Mona

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