“Mettere in sicurezza la catena di approvvigionamento dei droni è essenziale per mantenere la nostra sicurezza nazionale. Questa indagine è un passo importante per proteggere gli Stati Uniti dai rischi posti da entità straniere”, ha affermato in una nota il segretario uscente al Commercio, Gina Raimondo.
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Nelle ultime settimane del 2024 è cresciuta una polemica attorno al moltiplicarsi delle segnalazioni di droni o dispositivi volanti non identificati da parte di residenti nelle regioni di New York o del New Jersey, su cui le autorità nazionali sono accusate di non fornire informazioni sufficienti.
Sui social network circolano video di luci nel cielo e alcuni funzionari eletti repubblicani hanno menzionato, senza provarli, minacce da parte di Stati stranieri.
Secondo il governo degli Stati Uniti, più di un milione di droni operano legalmente nel paese, sia per attività ricreative, attività economiche o operazioni di polizia.
Il principale produttore di droni consumer al mondo, la cinese DJI, è da diversi anni nel mirino di Washington, accusandola di aver fornito prodotti per la sorveglianza delle minoranze etniche in Cina, in particolare gli uiguri, nonché nei paesi guerra in Ucraina, dove i suoi dispositivi sono utilizzati da entrambi i campi.
L’azienda è dal 2022 nella lista americana delle aziende cinesi legate all’esercito, e che sono quindi soggette a restrizioni nell’accesso alle tecnologie americane.
Questo potenziale divieto di accesso ai droni cinesi sul mercato americano avviene in quanto Washington ha già imposto restrizioni in termini di attrezzature per la produzione di semiconduttori di ultima generazione alla Cina, nonché sulla vendita di veicoli elettrici o di pezzi di ricambio che integrano tecnologie cinesi sul territorio americano.