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Pubblicato il 16/01/2025 18:48

Aggiornato il 16/01/2025 19:11

Tempo di lettura: 3 minuti

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Il primo ministro François Bayrou all’Assemblea nazionale durante la discussione pubblica e la votazione sulla mozione di censura, giovedì 16 gennaio. (XOSE BOUZAS / HANS LUCAS)

Il testo presentato da La insoumise e dai deputati comunisti e ambientalisti è stato respinto senza sorpresa. Solo otto socialisti hanno votato a favore.

Non c’era davvero alcuna suspense. La mozione di censura presentata contro il governo di François Bayrou, esaminata giovedì 16 gennaio, non ha ottenuto la maggioranza assoluta necessaria per essere adottata. Solo 131 deputati hanno votato a favore del testo presentato da La France insoumise e firmato dai deputati comunisti e ambientalisti. È 157 meno dei 288 voti necessari per ottenere la maggioranza assoluta e rovesciare il governo.

L’esito di questo voto non è stato sorprendente in quanto i 124 deputati del Raggruppamento Nazionale (RN) avevano avvertito che non avrebbero votato il movimento. La sfida di queste elezioni è stata soprattutto quella di chiarire gli equilibri di potere a sinistra, specificando in particolare il posizionamento dei socialisti rispetto ai loro alleati nel Nuovo Fronte Popolare (NFP). Molto divisi dopo la dichiarazione di politica generale fatta martedì pomeriggio da François Bayrou, i socialisti hanno finalmente dichiarato giovedì che non voteranno a favore della mozione di censura contro il governo.

La distribuzione dei voti per gruppo parlamentare mostra che questa istruzione è stata seguita 58 di 66 deputati socialisti. Si differenziano così dagli altri gruppi di sinistra, che hanno votato tutti a favore della mozione quasi all’unanimità. Questa distribuzione dei voti crea una divisione all’interno del PFN. All’altro capo dell’emiciclo, il Raggruppamento Nazionale ei suoi alleati del gruppo UDR, presieduto da Eric Ciotti, si sono tutti astenuti, come avevano annunciato (impossibile votare contro una mozione di censura).

Nelle file socialiste, otto deputati si sono dissociati dal proprio gruppo votando la mozione di censura. Si tratta di Paul Christophle (1° collegio elettorale della Drôme), Alain David (4° della Gironda), Claudia Rouaux (3° dell’Ille-et-Vilaine), Pierrick Courbon (1° della Loira), Inaki Echaniz (4° dei Pirenei Atlantici), Peio Dufau (6° nei Pirenei Atlantici), Fatiha Keloua Hachi (8° nella Seine-Saint-Denis) e Philippe Naillet (1° della Riunione).

Tra gli elettori si segnalano anche diverse assenze, come quelle delle deputate del gruppo ambientalista Delphine Batho (2a da Deux-Sèvres) e Sandrine Rousseau (9a da Parigi). Quest’ultima ha spiegato di aver mancato la votazione dopo essere stata trattenuta nella commissione d’inchiesta. “Firmatario della mozione di censura, ovviamente dovevo votare questo testo”assicura sul suo account X. Anche il comunista Yannick Monnet (1° d’Allier) si distinse dal resto del suo gruppo: “Non voterò a favore di questa mozione di censura che rischia di danneggiare ulteriormente il Paese”aveva avvertito il giorno prima su questo stesso social network. Tutti gli eletti della France insoumise hanno invece votato a favore dell’adozione del testo.

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