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Fotografia. Maxime Daviron, l’occhio che cattura l’essenza eterna dei Pirenei

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Ccercare di “rivelare il lato primitivo della montagna” è una cosa. Arrivarci è un altro. In un’opera straordinaria che sarà pubblicata l’8 novembre 2024, “Lost Lands”, Maxime Daviron racconta in un centinaio di foto di paesaggi la diversità delle vette dei Pirenei.

Sotto cieli insondabili e minacciosi, con luci sublimi, cattura questi rilievi plasmati da milioni di anni di movimenti geologici. “Cerco di sfuggire al cielo azzurro, che non racconta molto – almeno in montagna – ma piuttosto di trovare cieli nuvolosi e tempestosi, e di trascrivere i Pirenei come immagino fossero nella preistoria”, spiega il fotografo nato 32 anni fa vicino a Périgueux in Dordogna, lontano dalle alture.


L’artista ha cercato di “trascrivere i Pirenei così come erano nella preistoria”.

Massimo Daviron

L’esperienza viene prima di tutto

Ha scoperto il massiccio nel 2011, mentre studiava fotografia a Tolosa. Un clic autentico. “Fin da piccola cercavo questa natura selvaggia e pensavo che dovevo andare molto lontano per trovarla. » Di escursione in escursione, si lascia sedurre, poi presto affascinato dall’immensità e dalla diversità dei paesaggi offerti dalla catena lunga 400 km. “Per vedere tutto ci vorrebbero 15 vite! »

Siamo nel 2012 e Maxime, specializzato in fotografia di paesaggio, inizia la serie che prenderà forma in questo libro, dodici anni dopo.


  • Atmosfere uniche.

    Massimo Daviron


  • Giorno e notte, Maxime Daviron cattura luci improbabili.

    Massimo Daviron

Le sue 160 pagine e 100 foto sono divise in sette capitoli che danno “uno spazio importante alle storie che raccontano le storie che hanno portato a queste immagini, e ai testi che affrontano diversi temi legati alla catena montuosa dei Pirenei”.

Le foto raffigurano un ambiente affascinante, fatto di linee di crinale frastagliate esaltate da chiaroscuri o nebbie sottili.

“Nel complesso, vado principalmente nei Pirenei centrali, tra l’Ariège e i Pirenei Atlantici, ma non cerco di fare il ritratto di un massiccio specifico, lo decido dopo aver visto una foto, o studiando le mappe. A volte semplicemente andando in montagna da casa», spiega lui che, dopo Tolosa, ha vissuto per due anni in Canada per poi stabilirsi vicino a Lannemezan negli Alti Pirenei, un luogo strategico per poter brillare in tutti i settori.

Da notare che il settore Ordesa-Gavarnie-Mont Perdu è ben rappresentato, sia sul versante francese che su quello spagnolo. “È pieno di posti incredibili, davvero selvaggi…” si entusiasma Maxime Daviron.


Le foto raffigurano un ambiente affascinante, fatto di linee di crinale frastagliate esaltate da chiaroscuri o nebbie sottili.

Massimo Daviron

Cacciatore di tempeste

Le sue uscite fotografiche assomigliano a spedizioni che conduce, spesso da solo o in coppia, scrutando il tempo come ogni buon escursionista… tranne per il fatto che cerca finestre tempestose. “Ho iniziato a fotografare come ‘cacciatore di tempeste’ e dedico parte del libro a questo tema. Devi avere familiarità con i pericoli delle tempeste e della meteorologia. La base è individuare un rifugio (una grotta, una capanna o un rifugio), uscire molto prima del temporale per non farsi sorprendere, poi rispettare alcune regole come non toccare le pareti di una grotta, isolarsi dall’ambiente terra, ecc. »


Maxime Daviron ha iniziato a fotografare come un “cacciatore di tempeste”.

Massimo Daviron

Le sue foto cercheranno di trascrivere “queste esperienze abbastanza surreali”. “È l’esperienza che deve venire prima. Cercherò i lati emotivi e sensoriali che ho vissuto”, confida l’artista che ama camminare da solo sotto la pioggia come quel giorno in cui ha superato la Breche de Roland fino a un passo solitamente molto turistico senza incontrare anima viva lunga vita.

Prima della pubblicazione del libro, numerose mostre hanno già permesso a Maxime di presentare il suo lavoro, e altre sono previste nei prossimi mesi in tutta la Francia, come al festival di Foncouverte (Charente-Maritime) dal 14 al 17 novembre.

Un documentario di 52 minuti è stato prodotto anche da una società di produzione indipendente e dovrebbe essere trasmesso su TV Monaco e poi su 5.

“È la fine di un viaggio durato dodici anni”, sottolinea il giovane. Ma poiché l’eternità ha giorni luminosi davanti a sé, non c’è dubbio che il lavoro di Maxime Daviron vivrà per molto tempo a venire.


“Cerco di sfuggire al cielo azzurro, che non dice molto – almeno in montagna – ma piuttosto al cielo nuvoloso e tempestoso”, confida il fotografo.

Massimo Daviron

Preordinato on-line

Il libro “Lost Lands”, venduto a 49 euro, è autopubblicato da Maxime Daviron che a fine settembre ha lanciato il crowdfunding che permette preordini online e vari premi a seconda dell’importo impegnato. “Questo è ciò che mi permette di pagare le lavorazioni effettuate dalla tipografia Escourbiac, nel Tarn, che sono le più qualitative nella stampa fotografica pur lavorando con prodotti meno inquinanti. E poi da lì vediamo i Pirenei…” spiega. Su un obiettivo di 14.000 euro, in poco meno di un mese ne sono già stati raccolti 10.000, che consentiranno l’uscita del libro come previsto l’8 novembre.

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