le facce a castello di “Paris, Texas”

le facce a castello di “Paris, Texas”
le facce a castello di “Paris, Texas”
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Per il 40° anniversario della sua Palma d’Oro, mi piacerebbe ritornare Parigi, Texasun film poco conosciuto dal grande pubblico ma che rimane uno dei più influenti sugli artisti della sua generazione.

Lavoro fondamentale per Sam Mendes, Gus Van Sant e Wes Anderson, Ispirazione dell’album L’albero di Giosuè de U2, capo dei nomi dei gruppi Texas e Travis (quello del personaggio di Harry Dean Stanton), Parigi, Texas era anche il film preferito di tanti Elliott Smith come di Kurt Cobain.

Matrimonio del vecchio e del nuovo continente

È stato sceneggiato da Sam Shepard, la cui carriera di attore spesso eclissa il fatto di essere stato il compagno di Patti Smith, e ha creato con lei il movimento post-punk, molto impronta del nichilismo.

Shepard contattò un giovane emergente di cui ammirava il lavoro, il tedesco Wim Wenders, laureato in filosofia, e il cui lavoro si colloca tra finzione, racconto filosofico e documentario (che sposerà brillantemente in Giorni perfettiil suo ultimo film).

Così è nato Parigi, Texasuna coproduzione franco-occidentale-tedesca che tutti immaginano americana perché emblematica.

Centoprimo ruolo di Harry Dean Stanton, il film fu quasi fatale per uno dei registi più importanti del cinema contemporaneo. Infatti, Claire Denis (Ottimo lavoro, Alta vitaecc.), allora assistente alla regia, voleva dimostrare che sarebbe stato magnifico se Stanton avesse attraversato il Rio Grande per nuotare. Ha provato lei stessa l’esperienza, si è vestita e ha dovuto lottare per più di un’ora per tornare in banca, senza perdere la vita. Al suo ritorno, Wenders gli disse semplicemente: “Vedi, Claire, non penso che sia una buona idea farlo con Harry.”

Vittorio Morek

Il sogno americano

Wenders immaginava questo film come “una storia sull’America”, raffigurante un mondo che arriva alla fine della strada che porta verso ovest: tutti i territori sono stati conquistati, tutto è stato fatto, composto, scritto. Mentre l’America è nel pieno del boom reaganiano del consumismo degli anni ’80, Wenders sottolinea che questo eccesso di bisogni esiste solo per colmare un vuoto esistenziale, come illustra il fratello dell’eroe, costruttore di pannelli pubblicitari.

Stanton va alla ricerca di Nastassja Kinski, la madre di suo figlio, partita anni fa e la cui ricerca simboleggia quella dell’America, dalla storia di un paese che va, come l’eroe, dalle distese desertiche alla civiltà urbana.

Wim Wenders descrive la perdita del sogno americano, costruito sulla fantasia di questi spazi immensi e promettenti che in definitiva sono solo vuoto. Il principio è proprio che a Paris, Texas, non c’è nulla, a malapena un ricordo del protagonista, il fatto che possa essere stato progettato dai suoi genitori. Lì ha comprato un terreno e ha conservato una fotografia sbiadita, un’idea di essere proprietario di qualcosa di immateriale, la terra delle sue origini, ma che non ha più senso: dove avrebbe voluto vivere felice con la sua famiglia, un sogno. questo non accadrà mai.

Questa immagine è fuorviante quanto il nome Parigi, che evoca la grandezza del vecchio continente e la fantasia assoluta dell’amore, qui trasposta nel nulla a cui abbiamo semplicemente dato il nome.

Una volta ritrovata Nastassja Kinski, invece di cercare di capire chi è e cosa l’ha spinta a cambiare e ad andarsene, Stanton la rimanda costantemente a ciò che era prima, vivendo in un passato che non esiste più.

Il film lavora così sulle fantasie, sia quella di un’America perduta che quella femminile. La donna che, dietro la finestra di spettacolo di peeprealizza le fantasie dei clienti: l’amore come buon consumo.

Questa fantasia, tuttavia, è il risultato di una mancata commissione e il film imparerà nuovamente i suoi personaggi a comunicare. Partendo dal silenzio di Stanton per arrivare a questa famosa discussione al telefono attraverso la finestra di spettacolo di peep Dove, per la prima volta, senza realmente esserci, riesce a mettersi al suo posto, letteralmente nel piano, attraverso questa sovrapposizione dei volti, e a capirlo, accettando che il tempo è passato e che il mondo è cambiato.

Victor Norek, creatore del canale YouTube The cinematographer, è specializzato nell’involucro dei film di consumo. Scrive per la rivista Rockyrama ed è relatore, tra gli altri, per la Cinémathèque québécoise.

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