L’artista zimbabweana Tamary Kudita esplora la rappresentazione dell’identità africana attraverso la fotografia. I suoi ritratti dall’estetica sofisticata, carichi di riferimenti simbolici, danno vita a un mondo tra realtà e immaginazione attraverso un linguaggio visivo che prende in prestito sia dall’Africa che dall’Occidente.
La dualità è al centro dell’identità di Tamary Kudita, sia discendente del popolo Shona dello Zimbabwe che antenato bianco, un commissario di guerra anglo-boero. Questa doppia eredità alimenta la sua riflessione sull’ombra che il passato coloniale getta sull’identità e sulla vita contemporanea degli zimbabweani. Inoltre segna profondamente il linguaggio visivo che ha sviluppato sin dai suoi esordi.
African Victorian, la sua prima serie, trova le sue origini nel dipinto di Rembrandt “Saskia en Flora”, che rappresenta la moglie del pittore come la dea Flora. Ricontestualizzando il soggetto in Africa, l’artista mette in discussione “l’immagine delle donne nere nell’arte occidentale e cosa significhi collocare una donna africana nel campo della storia dell’arte”.
Per disegnare gli abiti indossati dalle modelle, Tamary Kudita ha lavorato con la designer Angeline Dlamini attorno all’idea di introdurre una silhouette vittoriana nel contesto africano. Gli opulenti abiti nati da questa collaborazione, che si appropria di un canone visivo occidentale ricontestualizzandolo utilizzando tessuti appartenenti alla cultura africana, dona ipervisibilità a corpi invisibili. Trasmettono un’immagine della donna africana assertiva e indipendente, ancorata alle sue radici culturali.
L’artista si considera “un’attivista visiva che usa la macchina fotografica come strumento” per combattere le rappresentazioni convenzionali e stereotipate dei neri, in particolare quelle provenienti dalla fotografia coloniale. I suoi ritratti rendono omaggio alla creatività e alla resilienza del popolo dello Zimbabwe, evidenziando storie dimenticate, cancellate o rese invisibili dalla narrativa ufficiale.
Tamary Kudita rifinisce i suoi ritratti fin nei minimi dettagli, cercando di tradurre il carattere dei suoi personaggi attraverso ciascuno degli elementi che entrano nella sua composizione: gli abiti e le acconciature dei suoi modelli, gli oggetti che li circondano e, nel caso di esterni inquadrature, scelta dell’ambiente. Tutti questi “significanti” rafforzano l’aspetto narrativo delle sue immagini e conferiscono loro un forte valore simbolico.
La sua serie più recente, Birds of Paradise, continua questa esplorazione. Progettati come omaggio agli uomini e alle donne dello Zimbabwe, questi ritratti di persone comuni onorano le loro storie e cercano di dare loro voce attraverso l’arte.
Tamary Kudita
Tamary Kudita, nata nel 1994 in Zimbabwe, si è diplomata alla Michaelis School of Fine Arts (Università di Cape Town) nel 2017. Vincitrice del premio Open Photographer of the Year 2021 ai Sony World Photography Awards, espone a livello internazionale (Art Basel Miami , Royal Photographic Society) e appare in collezioni prestigiose come quella del Fitchburg Art Museum, attirando l’attenzione dei media internazionali.
Ulteriori informazioni:
Biografia, video intervista e portfolio di Tamary Kudita sul sito della galleria Artistics.