Due tesi
L’accusa aveva chiesto la condanna dell’imputato a due anni di carcere per molestie. “Lui è ancora lì e assume funzioni che non ha. Preda sempre le persone vulnerabili. Nonostante l’avvertimento della corte d’appello (N.d.R.: aveva beneficiato di una misura preferenziale per aver molestato altri residenti), continua il suo comportamento molesto. A livello penale deve essere punito“, ha dichiarato il sostituto procuratore nel suo atto d’accusa.
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Per me Rivière, avvocato dell’imputato, “il pubblico ministero fa affermazioni gratuite e non fondate su alcun elemento. Ho un elemento oggettivo: lui è ancora presidente della comproprietà ed è un mandato elettivo“.
L’avvocato aveva presentato una lotta tra due clan all’interno di questo edificio: quelli che sostengono la vittima, anche lui ex presidente della comproprietà, e quelli che sostengono il suo successore”,il capro espiatorio di cui la nostra società ha così tanto bisogno“.
Combattimento di galli
Me Rivière aveva riassunto il conflitto tra il suo cliente e il defunto come un combattimento di galli, in cui ciascuno voleva più potere dell’altro. Ha aggiunto che la defunta non aveva mai presentato denuncia contro il suo cliente prima della tragedia di maggio.
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Fu infatti la figlia a costituirsi parte civile al processo, denunciando un omicidio mascherato da suicidio. Questa tesi non è mai stata accolta dalla Procura. Secondo Me Radelet, avvocato della ragazza, si è trattato di un errore di deferimento. L’avvocato annuncia che presenterà ricorso contro la decisione emessa giovedì.
