Quanto più un robot ci sembra umano, tanto più ci appare mostruoso: così chiamava il robotista giapponese Masahiro Mori “Il fenomeno della misteriosa valle” in un saggio pubblicato nel 1970. Un concetto più che mai attuale nel contesto della ondata di IA generativache sconvolge la società nel suo insieme e più in particolare il nostro rapporto con le immagini e la realtà. Tutto ha avuto un’accelerazione nel 2022, quando i programmi si sono moltiplicati, diventando più facili da usare e accessibili a tutti. Come nuove versioni di Dall-E o altri Metà viaggiole immagini sono diventate più perfette.
Alcune parole veloci [l’équivalent d’un brief] ed ora appaiono, sempre più “veri”, al punto di cui ora parliamo “fotorealismo” O“iperrealismo”. Da qui un dibattito atteso: possiamo ancora considerare queste immagini come fotografia – la parola che letteralmente significa “scrivere con la luce”? Il detto secondo cui la fotografia è essere lì nel posto giusto al momento giusto potrebbe non essere più vero…
L'era del sospetto
Perché è proprio questo uno degli aspetti più inquietanti di questa rivoluzione in atto: la produzione che risulta dall’intelligenza artificiale generativa non è l’unico risultato di un’esperienza umana ma il risultato di calcoli derivanti dalla sintesi e dall'interpretazione di miliardi di immagini accumulati su Internet – i nostri, quelli che ci siamo scambiati sui social network, ma anche quelli di professionisti e artisti. Ricordate il papa in piumino o il ritratto ritrovato di Arthur Rimbaud – del deepfake rapidamente stantio. Ma è una scommessa sicura che prima o poi il nostro buon senso e la nostra attenzione non saranno più sufficienti a individuare i piccoli dettagli che tradiscono l’uso dell’intelligenza artificiale (e a distinguere i fatti dalla finzione), tanto rapidi sono i progressi.
Consentendo un notevole risparmio di tempo e denaro, la pratica dell'intelligenza artificiale significa la cancellazione di alcune professioni tra cui gli stessi fotografi che non trovano più il loro posto in questo nuovo modello.
La prova con il tedesco Boris Eldagsen che ha ingannato la giuria del Sony World Photography Award e ha vinto il primo premio con un'immagine prodotta dall'intelligenza artificiale, spiegando poi (rifiutando il premio) che “voleva fare un test per vedere se il mondo della fotografia era pronto a gestire l'intrusione di L’intelligenza artificiale nelle competizioni internazionali”. Quindi eccoci qui l'era del sospetto.
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