“Certo, continueremo il nostro lavoro di avvocati…” Pochi minuti dopo la pesante sentenza pronunciata contro tre avvocati di Alexeï Navalny, venerdì 17 gennaio, da un tribunale situato a un centinaio di chilometri da Mosca, Roustam Jane, uno dei difensori dei condannati, ha dichiarato alla stampa Mondo il suo desiderio di sfidare i rischi della “matrioska giudiziaria”, una nuova fase di repressione contro ogni voce critica in Russia.
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Alexeï Navalny, il più famoso oppositore del Cremlino di Vladimir Putin, morto misteriosamente in carcere il 16 febbraio 2024, era stato processato per estremismo; a loro volta, i suoi avvocati Igor Sergunin, Alexei Liptser e Vadim Kobzev, riconosciuti colpevoli di appartenenza ad un gruppo estremista, sono appena stati condannati a pene detentive di tre anni e mezzo, cinque e cinque anni e mezzo; la catena potrebbe continuare.
Questa è la prima volta che degli avvocati vengono condannati per estremismo nell’ambito della loro attività. “Sono innocenti. E faccio il mio lavoro”insiste il signor Jane, uno dei difensori del signor Liptser, raggiunto telefonicamente. Per lui come per i suoi colleghi che, durante più di venti udienze nel ristretto tribunale di Petushki, cittadina a nord-est di Mosca, hanno difeso i tre avvocati di Navalny, deve essere ancora possibile difendere l’opposizione davanti ai tribunali: “Tutti hanno diritto alla protezione”. Dato che il processo si è svolto a porte chiuse, è loro vietato dire altro. Ma hanno già annunciato di voler fare ricorso.
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