La denuncia, depositata nel maggio 2021, denuncia un “supplemento del 30% imposto sulle applicazioni acquistate tramite App Store”, ricorda in un comunicato Rachael Kent, accademica del King’s College di Londra, che porta avanti il caso insieme allo studio legale Hausfeld & Co.
Il processo che si aprirà lunedì mattina e durerà sette settimane presso il Competition Appeal Tribunal di Londra, per conto di 20 milioni di possessori di iPhone o iPad, metterà in evidenza anche il fatto che Apple esclude “qualsiasi altra applicazione dello store” sui loro dispositivi.
L’azienda americana è accusata di aver deliberatamente eliminato la concorrenza dal suo App Store per costringere gli utenti a utilizzare il suo sistema, generando così comodi profitti.
“L’aumento del 30% riguarda la maggior parte delle applicazioni” al momento del download ma anche durante gli acquisti sull’applicazione stessa, spiega Rachael Kent all’AFP, citando l’esempio della piattaforma di incontri Tinder.
Ciò non si applica invece alle applicazioni che offrono prodotti fisici come i servizi di consegna Deliveroo o Uber Eats, precisa l’accademico.
Qualsiasi utente che abbia acquistato applicazioni o abbonamenti nella versione britannica dell’App Store tra il 1° ottobre 2015 e il 15 novembre 2024 potrebbe avere diritto a un risarcimento da parte di Apple, a suo avviso.
Secondo la legge britannica, in questo tipo di azione collettiva, tutte le persone potenzialmente interessate sono incluse nel procedimento per impostazione predefinita (e possono beneficiare di un possibile risarcimento) a meno che non si ritirino volontariamente.
Contattata dall’AFP, Apple fa riferimento a una dichiarazione risalente al 2022, in cui assicura che l’85% delle applicazioni sull’App Store sono gratuite.
Questa procedura è “infondata”, sostiene inoltre l’azienda, per cui le commissioni fatturate sull’App Store sono in realtà “molto vicine a quelle fatturate da tutti gli altri marketplace digitali”.
La società ritiene inoltre che non vi siano prove che i promotori, ai quali viene fatturata la commissione, trasferirebbero un’eventuale riduzione e indica che la grande maggioranza di loro, in particolare le piccole imprese, beneficiano di un’aliquota ridotta del 15%.
Negli ultimi anni le indagini e le denunce contro Apple sono aumentate in tutto il mondo, in particolare riguardo al suo app store.
Il colosso americano finisce così nel mirino di un’altra procedura da 785 milioni di sterline (936 milioni di euro) nel Regno Unito per i prezzi imposti agli sviluppatori.
La Commissione Europea, da parte sua, ha aperto la strada in giugno ad una gigantesca multa contro il gruppo, ritenendo che l’App Store non rispettasse le nuove regole di concorrenza.
Per conformarsi al Regolamento sui mercati digitali (DMA), Apple ha finalmente accettato di allentare le sue regole, consentendo, ma solo nell’UE, agli utenti dei suoi smartphone e tablet di eliminare l’App Store o utilizzare un app store concorrente.
Ciò dimostra che Apple sta “rispondendo alle indagini” contro di lei ma “non credo che lo faranno volontariamente, motivo per cui è davvero importante lanciare queste azioni collettive”, afferma Rachael Kent.
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