(Agenzia Ecofin) – Ricca di risorse minerarie, la Sierra Leone è produttrice di minerale di ferro, diamanti, oro e sabbie minerali. Secondo il Fondo monetario internazionale, nel 2012 il settore minerario di questo paese dell’Africa occidentale ha generato il 24,1% del reddito nazionale. Una quota che da allora è notevolmente diminuita.
Le entrate minerarie della Sierra Leone hanno rappresentato l’8,1% delle entrate pubbliche nel 2023, rispetto al 24,1% nel 2012. Ciò emerge da un rapporto del FMI pubblicato nell’ottobre 2024, che attribuisce questo calo significativo a una combinazione di fattori interni ed esterni, compresi gli sviluppi nel settore segmento del minerale di ferro.
Il documento analizza l’evoluzione delle entrate minerarie del Paese nel periodo 2010-2023. Dal 2010 al 2014, hanno superato il 20% delle entrate pubbliche annuali in 3 occasioni (2011, 2012 e 2013), rimanendo all’11,1% nel 2010 e al 17,3% nel 2014. Nel 2015 questa quota è scesa al 9,7% e supererà solo il 10 % 3 volte nei prossimi 8 anni.
In percentuale del PIL, il FMI indica che 2 fasi caratterizzano il periodo analizzato, la fase “buona” che va dal 2010 al 2014 per i ricavi minerari che rappresentavano in media circa l’1,5% del PIL, con una deviazione standard di circa 0,3. Si sono poi dimezzati fino a rappresentare in media lo 0,7% del PIL nel periodo 2015-2023.
Crisi dell’Ebola e calo dei prezzi del minerale di ferro
Per spiegare il significativo calo dei proventi minerari, il Fondo monetario internazionale adduce in particolare l’impatto della crisi sanitaria causata dalla malattia di Ebola nel 2014, che è stata l’epidemia più mortale al mondo dalla scoperta del virus nel 1976. Secondo un documento del governo intitolato “Strategia nazionale per la ripresa dall’Ebola in Sierra Leone, 2015-2017”, l’epidemia ha quasi completamente fermato le attività estrattive artigianali di oro e diamanti, a causa delle restrizioni imposte ai movimento delle persone.
D’altronde aveva solo “ scarso effetto diretto sulla produzione mineraria nel 2014, poiché le principali aziende hanno generalmente raggiunto i livelli di produzione pianificati quell’anno “. L’altra parte della spiegazione del FMI corrisponde tuttavia a quella delle autorità della Sierra Leone, in questo caso l’impatto dei prezzi mondiali del minerale di ferro sull’industria locale.
« A causa del repentino calo del prezzo del minerale di ferro, a fine 2014/inizio 2015 le due società produttrici di minerale di ferro sono state messe in amministrazione controllata […] I prezzi hanno continuato a scendere fino al livello più basso degli ultimi anni (fine marzo 2015), il che non fa ben sperare per questo sottosettore. » indica il governo nel suo rapporto.
La Sierra Leone è infatti uno dei principali produttori africani di minerale di ferro e questa materia prima è stata il suo principale prodotto di esportazione nel 2014, con un fatturato generato di 742 milioni di dollari, secondo l’Iniziativa per la trasparenza nelle industrie estrattive. Tra il calo dei prezzi e il calo della produzione, da allora i ricavi delle esportazioni sono diminuiti in modo significativo e il minerale di ferro è diventato il 3° nel 2021e prodotto esportato dal paese dietro i diamanti e il rutilo.
Le leve del FMI per aumentare i ricavi minerari
Per arginare questo marcato calo dei ricavi minerari, il FMI sta proponendo diverse riforme e strade di miglioramento. Ad esempio, un’applicazione rigorosa dell’Extractive Industries Revenue Act (EIRA) del 2018 potrebbe trarre vantaggio dalle variazioni dei prezzi delle materie prime e garantire una tassazione più equilibrata per i nuovi investimenti. Ad oggi, l’impatto dell’EIRA rimane limitato, senza progetti minerari in corso ancora soggetti alla nuova imposta sull’affitto introdotta da questa legge.
L’istituzione di Bretton Woods chiede inoltre di rafforzare le capacità delle agenzie nazionali, tra cui la National Revenue Authority (NRA), al fine di migliorare la riscossione delle royalties e la lotta contro le pratiche abusive di trasferimento dei prezzi, che consistono nelle multinazionali per manipolare i prezzi delle transazioni tra le loro filiali in paesi diversi. Queste pratiche consentono loro di spostare artificialmente i propri profitti verso giurisdizioni con aliquote fiscali più basse, riducendo così le entrate fiscali per paesi come la Sierra Leone.
Infine, il rapporto evidenzia il potenziale per diversificare le fonti di entrate oltre le tasse e le imposte attuali, incoraggiando al tempo stesso un maggiore valore aggiunto locale. In questo senso, la recente creazione di una società nazionale per lo sviluppo minerario potrebbe svolgere un ruolo chiave, a patto che si inserisca in una strategia allineata agli obiettivi di sviluppo del Paese e che dimostri trasparenza.
Emiliano Tossou
Modificato da: Feriol Bewa
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