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Il cappio si stringe attorno a un presunto assassino

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Mercoledì due donne si sono dichiarate colpevoli delle accuse relative all’omicidio di Stéphane Jodoin, 45 anni, ucciso a colpi di arma da fuoco nella sua residenza in rue Robert-Savage.

Courtney Mentzel-Heath, 36 anni di Waterloo, e Pamela Perreault, 30 anni di Stukely-Sud, hanno ammesso di aver cercato di ingannare le autorità in seguito al crimine.

Courtney Mentzel-Heath, 36 anni di Waterloo, ha ammesso di aver cercato di ingannare le autorità in seguito al crimine. (Facebook)

Secondo i termini delle accuse di ostruzione alla giustizia, associazione a delinquere e concorso in omicidio di cui si sono dichiarati colpevoli, essi “hanno compiuto atti volti a nascondere la commissione di un omicidio”.

I fatti relativi a questo caso sono soggetti a divieto di pubblicazione per non pregiudicare il possibile processo con giuria contro il principale imputato, Mathieu Normandin, che potrebbe svolgersi nel 2025.

Stéphane Jodoin, 45 anni, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco nella sua residenza in rue Robert-Savage. (Facebook)

Paura e narcotici

La signora Mentzel-Heath è apparsa in custodia mercoledì in relazione ad un’altra accusa. Tossicodipendente, non rispettava le regole del centro terapeutico dove era ospitata.

Tuttavia, non ha precedenti penali e avrebbe agito, come il suo coimputato, con “un misto di paura, lealtà e consumo di droga”, ha indicato Me Karine Guay, pubblico ministero per i procedimenti penali in questo caso con Me Kevin Mailhiot .

D’accordo con il suo avvocato, Me Jocelyn Grenon, l’accusa chiede una pena di 14 mesi di reclusione domiciliare alla quale va sottratto l’equivalente di sei mesi di carcerazione preventiva.

Per la signora Perreault si suggeriscono 18 mesi di reclusione domiciliare, ovvero otto mesi tenendo conto del tempo già scontato.

Pamela Perreault, 30 anni di Stukely-Sud, si è dichiarata colpevole mercoledì delle accuse legate all’omicidio di Stéphane Jodoin. (Archivio)

Come il suo coimputato, la signora Perreault ha seguito una terapia per la sua dipendenza dalla droga, ma la sua degenza si è svolta senza intoppi e rispetta ancora le condizioni di rilascio molto restrittive.

Colei che all’epoca era la sposa di Mathieu Normandin presenta oggi “prove complete e convincenti di riabilitazione”, ha menzionato il suo avvocato, Me Geneviève Cardin.

“La tossicodipendenza non è un fattore attenuante, ma deve comunque essere considerata nel contesto”, ha affermato.

Il giudice Claude Villeneuve, della Corte Superiore, dovrà pronunciarsi giovedì, presso il tribunale di Granby, sulla condanna da infliggere ai due coimputati.

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