«Non vendere mai il tuo bitcoin» (« non vendere mai i tuoi bitcoin”). Questo consiglio dato da Donald Trump ad un pubblico esultante il 27 luglio alla conferenza Bitcoin di Nashville (Tennessee) non solo illustra la svolta del candidato repubblicano alla Casa Bianca – e ora presidente eletto degli Stati Uniti – a favore dei criptoasset aveva a lungo criticato: in retrospettiva, era un buon consiglio di investimento.
Perché giovedì 21 novembre bitcoin si è avvicinato alla soglia simbolica dei 100.000 dollari (94.820 euro), dopo aver stabilito record dalle elezioni presidenziali americane del 5 novembre. Il suo aumento supera il 39% dalle elezioni e il 100% dall'inizio dell'anno.
E il movimento non va a beneficio solo del bitcoin: tra le altre principali “criptovalute”, ether è balzato del 30% dal 5 novembre, solana del 60%; quanto a dogecoin, creato per parodiare i criptoasset prima di diventare tra i più importanti, si è apprezzato del 130% in meno di tre settimane, beneficiando tra l'altro della nomina, il 12 novembre, di Elon Musk, il capo di Tesla e SpaceX , a capo di un “ministero dell’efficienza governativa”, nome il cui acronimo inglese è DOGE.
L'impennata riguarda anche i volumi, anch'essi in forte crescita. A pochi giorni dalle elezioni, “abbiamo superato i 400 miliardi di dollari processati al giorno, il che è enorme, e la capitalizzazione complessiva del mercato delle criptovalute ha superato i 3.000 miliardi”precisa Marion Labouré, economista specializzata nel settore presso la Deutsche Bank.
Il mercato resta alla ricerca della minima informazione che possa giustificare la continuazione del rialzo – come nell'articolo in Tempi finanziarilunedì 18 novembre, secondo cui Trump Media & Technology Group, società appartenente alla famiglia del presidente eletto, avrebbe negoziato l'acquisto di Bakkt, una piattaforma di scambio di criptoasset.
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Lo stesso giorno, l’editore di software MicroStrategy, il più grande detentore di bitcoin quotati a Wall Street, ha annunciato di aver speso 4,6 miliardi di dollari in una settimana per rafforzare il suo portafoglio, che rappresenta più di 32 miliardi di dollari. Abbastanza per aumentare ancora un po' il prezzo delle proprie azioni, moltiplicato per sette dall'inizio dell'anno.
Impatto del «dimezzamento»
Gli investitori americani ovviamente non sono gli unici a cercare di trarre vantaggio da questo slancio delle criptovalute. Presso Coinhouse, la principale piattaforma di transazioni francese specializzata in criptoasset, “Novembre è già passato ottobre”si compiace Nicolas Louvet, il suo direttore generale, ricordando che il movimento è iniziato in ottobre, dopo un terzo trimestre “piuttosto basso”. Ai suoi occhi, se le elezioni presidenziali americane fossero costituite “la fiamma che faceva esplodere tutto nel verso giusto”ha cristallizzato soprattutto altri fattori fondamentali favorevoli ai criptoasset.
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