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Nota: il tasso a 10 anni ritorna a un livello di prezzo interessante

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Il TNote a 10 anni passa da un estremo all’altro in tre mesi

I tassi obbligazionari hanno registrato una ripresa significativa da metà settembre dopo il taglio dei tassi da parte della Fed. Questa reazione al rialzo dei tassi, a prima vista controintuitiva, può essere spiegata da un netto miglioramento delle prospettive economiche negli Stati Uniti.

Non solo la Fed ha abbassato i tassi più del previsto (50 contro 25 punti base), ma i dati economici sono chiaramente migliorati rispetto all’inizio di agosto, come evidenziato dalla ripresa dell’indice di sorpresa economica Citigroup. Il tasso di disoccupazione è sceso al 4,1%, dopo essere salito al 4,3%, mentre i dati sull’inflazione sono risultati leggermente superiori alle aspettative, con l’inflazione core PCE addirittura in rimbalzo di 0,1 punti al 2,7% per due mesi.

Di fronte a questi dati economici migliori del previsto e alla resilienza dell’inflazione, gli speculatori hanno drasticamente rivisto al ribasso le loro aspettative di un taglio dei tassi della Fed, che naturalmente ha causato un rimbalzo dei tassi obbligazionari.

La narrazione sembra addirittura essersi invertita, con i timori che l’obiettivo di inflazione del 2% della Fed sarà irraggiungibile nel prossimo futuro e che la vittoria di Donald Trump consentirà un’accelerazione della crescita nominale. Questa tesi è lungi dall’essere una certezza, perché alcune delle sue misure sono deflazionistiche e alcune cosiddette inflazionistiche, come le tariffe, non lo sono necessariamente. In effetti, un aumento dei dazi doganali non è né più né meno di un aumento delle tasse sui consumatori (come l’IVA), che riduce il potere d’acquisto e quindi il volume totale dei consumi.

Grafico dei prezzi giornalieri TNote a 10 anni – livelli chiave

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