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Un’economia globale che regge nonostante le tensioni

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Il rilancio deciso dalle autorità cinesi costituisce uno degli altri momenti salienti dell’inizio dell’anno scolastico.

Disparità nelle dinamiche economiche globali

Dall’inizio di settembre le notizie sono state ricche per i mercati finanziari a livello monetario, politico e geopolitico.

La Fed ha iniziato il ciclo di taglio dei tassi con una riduzione di 50 pb. Questa decisione non ci sorprende vista la comunicazione preventiva della banca centrale, ma a nostro avviso non è necessaria vista l’attuale situazione negli Stati Uniti; l’economia sta rallentando, ma a partire da una crescita nominale molto elevata, e non vediamo alcun segno di un violento calo della crescita oltre Atlantico. Le pubblicazioni di settembre del BEA (Bureau of Economic Analysis) vanno in questa direzione con una significativa revisione al rialzo del GDI (Reddito Interno Lordo) tra inizio 2020 e giugno 2024 (da +7% a +11%). La revisione del tasso di risparmio, anch’essa al rialzo (dal +3,5% al ​​5,2% di giugno 2024), conferma la buona salute economica del Paese nonché la solvibilità del consumatore americano. È quindi probabile che negli Stati Uniti le aspettative di taglio dei tassi siano troppo ottimistiche, anche se il rischio inflazionistico appare sotto controllo.

Diversa è la situazione nella zona euro dove il miglioramento dei Giochi Olimpici si è affievolito. Le due principali economie della zona sono in forte difficoltà e tutti gli indicatori anticipatori sembrano indicare scarse possibilità di miglioramento nei prossimi mesi (PMI, IFO, ZEW, ecc.). Anche se le economie del Sud della zona euro stanno andando piuttosto bene, la difficile situazione in Germania e Francia dovrebbe indurre la BCE ad adottare un atteggiamento più accomodante nonostante alcuni rischi persistenti sull’inflazione. Rimaniamo inoltre cauti sugli asset francesi in vista dell’imminente shock fiscale che dovrebbe incidere negativamente sulle previsioni di crescita. Il taglio dei tassi da parte della BCE a ottobre ci sembra quasi certo e il rischio di inflazione a medio termine rimane inferiore a quello degli Stati Uniti.

Il rilancio deciso dalle autorità cinesi costituisce uno degli altri momenti salienti dell’inizio dell’anno scolastico. Si è tentati di ignorare questo nuovo tentativo dopo il fallimento delle misure precedenti, ma a nostro avviso sarebbe un errore. Gli annunci colpiscono diversi settori dell’economia e cercano di risolvere il problema principale della Cina: la fiducia dei consumatori. Il calo di 50 punti base dei tassi sui mutui esistenti, la ricapitalizzazione del settore bancario (140 miliardi di dollari) e gli annunci di sostegno ai consumi (140 miliardi di dollari – molto probabile non confermato) sono incoraggianti e potrebbero invertire la dinamica negativa in cui versa l’economia cinese attualmente si trova. Secondo diverse stime, l’impatto di queste misure sulla crescita potrebbe essere compreso tra +0,3% e +0,9%. Sebbene queste stime debbano essere prese con cautela e non siano paragonabili ai piani di ripresa americani o europei durante il Covid, rimangono migliori rispetto ai tentativi precedenti. Ci sembra quindi rischioso abbandonare gli asset cinesi o legati alla Cina, soprattutto considerando il posizionamento negativo del mercato.

Rally del petrolio ed elezioni americane

Infine, è impossibile non notare il rimbalzo delle materie prime da metà settembre. Il taglio dei tassi da parte della Fed è stato il primo fattore scatenante di questo rialzo, alimentato poi dal piano di ripresa cinese e, nei giorni scorsi, dalle tensioni in Medio Oriente tra Israele e Iran. Un continuo aumento del prezzo del barile ci sembra incerto perché la domanda cinese influenza solo marginalmente il prezzo del petrolio (a differenza del minerale di ferro o del rame). Inoltre, al di là del premio per il rischio geopolitico accumulato, i fondamentali della domanda e dell’offerta non supportano un mercato in eccesso rispetto alla domanda, al contrario.

Nonostante le tensioni geopolitiche, gli occhi si stanno gradualmente spostando verso le elezioni americane. Non siamo sicuri del vincitore e dell’equilibrio del congresso, ma ciò non giustifica un’eccessiva assunzione di rischi. Manteniamo tuttavia una prospettiva leggermente positiva per le azioni grazie alla tenuta dell’economia globale grazie agli Stati Uniti e ai paesi emergenti in generale, in particolare alla Cina che dovrebbe almeno stabilizzarsi. Sul fronte obbligazionario, preferiamo gli asset in euro rispetto a quelli in dollari USA e gli asset investment grade rispetto all’high yield.

Prospettive per ottobre

Prevediamo una maggiore volatilità in vista delle elezioni americane e di un conflitto in Medio Oriente che potrebbe potenzialmente divampare. La ripresa decisa dalle autorità cinesi e la solida economia degli Stati Uniti dovrebbero tuttavia consentire una buona performance degli asset rischiosi.

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