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Tra Pechino e Bruxelles, con la tassazione dei veicoli elettrici cinesi, si dichiara la guerra commerciale

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La Germania vede rosso, la Francia applaude. Venerdì 4 ottobre gli Stati membri dell’Unione Europea (UE) hanno dato il via libera alla proposta della Commissione Europea di imporre dazi compensativi sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria dalla Cina. Perché l’esecutivo europeo ne è convinto: bisogna ripristinare la concorrenza globale imponendo dazi doganali ai produttori cinesi che beneficiano di una sfilza di aiuti di Stato, lungo tutta la filiera produttiva delle auto elettriche.

Ma alcuni stati – la Germania in testa – erano riluttanti ad andare avanti, temendo misure di ritorsione da parte della Cina. E per una buona ragione, Pechino sta conducendo le proprie indagini “anti-sovvenzioni” con pugno di ferro nei settori degli alcolici, della carne suina e dei latticini. La Germania ha quindi votato contro i piani della Commissione, insieme a Slovacchia, Slovenia e Malta. La Francia era nel campo dei professionisti. E altri paesi si sono astenuti. Ma non è stata trovata la maggioranza qualificata che avrebbe potuto bloccare l’approvazione del testo.

Risultato: ad alcune aziende verranno applicate tariffe da capogiro a Berlino (17% per BYD, 18,8% per Geely, 35,5% per SAIC, 7,8% per le auto dell’americana Tesla esportate dalla Cina… e 35,3% per aziende che non ha collaborato all’indagine della Commissione. Tali tariffe si aggiungono a quella del 10% già in vigore.

“Segnale fatale” per BMW

Il “regolamento di attuazione” della Commissione, che elenca queste percentuali, sarà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue entro la fine di ottobre al più tardi. Dopo il voto, il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner ha immediatamente invitato la Commissione a evitare di scatenare una “guerra commerciale” con Pechino. Ma sembra già che il processo sia già ben avviato.

Secondo il principale gruppo automobilistico europeo, il produttore tedesco Volkswagen, questo via libera è un “approccio sbagliato” per migliorare “la competitività dell’industria automobilistica europea”. Per la concorrente BMW questo voto “è un segnale fatale per l’industria automobilistica europea” e “un conflitto commerciale dal quale nessuno ha da guadagnare” deve essere evitato a tutti i costi.

A metà settembre, il vicepresidente esecutivo della Commissione e commissario responsabile per il Commercio, Valdis Dombrovskis, ha comunque provato a giocare la carta della conciliazione, ricevendo a Bruxelles il ministro cinese del Commercio Wang Wentao. Invano. Le soluzioni proposte non erano convincenti. In questo tratto finale, l’esecutivo europeo afferma ancora di “lavorare intensamente per trovare una soluzione alternativa che sia pienamente compatibile con le regole dell’OMC, che consenta di porre rimedio alle dannose sovvenzioni accertate dall’ indagine della Commissione, e che sia verificabile e esecutivo’.

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