Il mercato petrolifero teme ancora una conflagrazione generale in Medio Oriente. La risposta di Israele all’attacco missilistico iraniano determinerà in larga misura l’andamento dei prezzi. Gli Stati Uniti chiedono al loro alleato di non colpire gli impianti petroliferi di Teheran.
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Giornalista al Polo Planet
Pubblicato il 10/06/2024 alle 16:39
Tempo di lettura: 2 minuti
CÈ una settimana molto turbolenta quella che hanno appena attraversato i mercati petroliferi. L’aumento della tensione in Medio Oriente – il lancio di 200 missili iraniani su Tel Aviv, i bombardamenti israeliani e i combattimenti nel sud del Libano – ha fatto sudare freddo i commercianticon i prezzi del greggio che vanno sulle montagne russe: due sessioni di forti aumenti martedì e giovedì, due giornate più tranquille mercoledì e venerdì. Alla fine, nell’ultima settimana il prezzo del barile è aumentato del 9%, arrivando a 78 dollari per un barile di Brent del Mare del Nord. Gli ottimisti diranno che siamo ancora lontani dai 90 dollari raggiunti all’inizio della guerra a Gaza e durante il primo attacco dell’Iran contro Israele in aprile. I pessimisti già rimpiangono i 70 dollari toccati meno di un mese fa.
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