Per diversi anni, gli studi hanno messo in guardia da un possibile rallentamento dell’AMOC (Atlantic Meridional Overturning Circulation), attore chiave nella regolazione del clima globale, a causa del riscaldamento globale. Uno studio del 2018 suggeriva addirittura un rallentamento significativo negli ultimi 70 anni, annunciando un rischio di collasso.
Tuttavia, uno studio recente pubblicato in Comunicazioni sulla natura sfumare queste preoccupazionidimostrando che il rallentamento dell’AMOC non è così marcato come si pensava in precedenza.
Conseguenze del crollo dell’AMOC
Se l’AMOC dovesse crollare, le ripercussioni sarebbero globali. L’Europa potrebbe sperimentare inverni più rigidimentre l’Africa e l’Asia meridionale subirebbero gravi interruzioni dei monsoni. Questi cambiamenti sconvolgerebbero i sistemi agricoli, causando insicurezza alimentare e crisi economiche.
Negli Stati Uniti, ilintensificazione degli uragani a causa del riscaldamento degli oceani peggiorerebbe i rischi per le popolazioni costiere, aumentando i costi in termini di vite umane e infrastrutture.
Ruolo critico dell’Artico
Uno di principali fattori che minacciano l’AMOC è il rapido riscaldamento dell’Artico, che sta causando significativo scioglimento dei ghiacci. Questo scioglimento diluisce la salinità dell’acqua nel Nord Atlantico, riducendo così la densità dell’acqua e indebolendo la corrente di strappo.
Riflettendo su queste dinamiche, diventa chiaro che La preservazione dell’Artico non è solo una questione regionalema una necessità globale per mantenere la stabilità climatica.
Nuova prospettiva?
Un team di scienziati dal Woods Hole Oceanographic Institute (WHOI) rivalutato la situazione. I ricercatori, guidati da J. Terhaar, hanno utilizzato i dati su scambio termico tra l’oceano e l’atmosferadal Coupled Model Comparison Project (CMIP). Ciò costituisce a indicatore più affidabile quello semplice misurazione della temperatura superficiale del mareche serviva da base per studi precedenti.
Analizzando gli scambi di calore tra l’oceano e l’atmosfera, hanno concluso cheL’AMOC non ha vacillato negli ultimi 60 anni, quindi contraddittorio li risultati dello studio del 2018.
Questa differenza metodologica rispetto agli studi precedenti, basata su modelli climatici compresi gli scambi di calore aria-mare, ti permette di avere un visione più precisa della stabilità dell’AMOC. Linus Vogt, uno degli autori, afferma che questi risultati mettono in discussione l’idea di un imminente punto di svolta.
Ciò potrebbe significare che l’AMOC è più stabile di quanto pensassimo.
Anche se l’AMOC sembra più robusto di quanto inizialmente previsto, non lo è non immune agli impatti dei cambiamenti climatici. Ad esempio, lo scioglimento dei ghiacci polari continua a portare acqua dolce nel Nord Atlantico, alterando la salinità necessaria a questa corrente.
Il tempo risparmiato grazie a questa nuova scoperta bisogna abituarsi intensificare i nostri sforzi per ridurre le emissioni di gas serra.
Nicholas P. Foukal, coautore dello studio, ricorda: “C’è ancora tempo per agire prima di raggiungere questo potenziale punto di svolta”. Questa affermazione evidenzia l’importanza di ogni decimo di grado che riusciamo a evitare quando si tratta di riscaldamento.
Riferimento articolo:
Terhaar, J., Vogt, L. & Foukal, NP Il ribaltamento dell’Atlantico dedotto dai flussi di calore aria-mare non indica alcun declino dagli anni ’60. Nat Comune 16222 (2025). https://doi.org/10.1038/s41467-024-55297-5