Tra i produttori si sta facendo strada il settore delle batterie esclusivamente allo stato solido

Tra i produttori si sta facendo strada il settore delle batterie esclusivamente allo stato solido
Tra i produttori si sta facendo strada il settore delle batterie esclusivamente allo stato solido
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Un’industria delle batterie esclusivamente allo stato solido? Anche se è troppo presto per parlarne, sta emergendo il quadro delle forze in gioco. Per il catodo e l’anodo la catena del valore non è molto diversa da quella delle attuali batterie agli ioni di litio. Ma l’elettrolita è un punto di svolta. Questa tecnologia, grazie al suo grande valore aggiunto, rappresenta innanzitutto un’opportunità per i chimici di affermarsi nel settore.

Attualmente fornitore di leganti e additivi per batterie agli ioni di litio, Syensqo – nata a fine 2023 dalla scissione di Solvay – spera di ricavare da questo segmento circa 500 milioni di euro, su un fatturato di 6,8 miliardi nel 2023. Ma con elettroliti solidi, “si parla della possibilità di raggiungere diversi miliardi di euro di fatturato all’anno, che permetteranno al gruppo di cambiare scala”, lo aveva confidato in aprile il suo direttore della ricerca, Pascal Métivier.

Attraverso la European Battery Alliance, l’azienda belga invia le sue polveri elettrolitiche solide a diversi partner per i test, tra cui i produttori francesi ACC e Saft. Puntando sui solfuri, desidera far conoscere le sue ambizioni. Ha inaugurato un impianto pilota nel suo sito di La Rochelle (Charente-Maritime), in grado di produrre polveri elettrolitiche di solfuro su scala di tonnellate, “ciò che è unico in Europa”, sostiene Syensqo. Ma il luogo resta chiuso alla stampa.


Partenariati strategici

Di fronte a Syensqo, l’altro colosso chimico, Arkema, anch’egli fornitore di leganti e additivi per batterie agli ioni di litio, gioca con discrezione. Scrive solo opere “con i principali attori del mercato delle batterie per sostenere l’industrializzazione e la commercializzazione di batterie semi-solide e completamente solide entro il 2028-2030”, citando il ProLogium taiwanese. Abbastanza da suggerirgli di studiare gli elettroliti ceramici.

A questi attori storici si aggiungono quelli nuovi, a partire dai polimeri. Come PolymerExpert, PMI girondinese scelta da Saft per collaborare con essa al progetto di ricerca Elias, avviato nel gennaio 2024 con due laboratori del CNRS. Oppure da Specific Polymers, azienda con sede a Castries, vicino a Montpellier (Hérault). “Puntiamo a una crescita annua del 25% grazie al business delle batterie allo stato solido”, lancia il suo fondatore e capo, Cédric Loubat. La PMI (30 dipendenti, 4 milioni di euro di fatturato) si è appena indebitata per costruire un nuovo edificio e raddoppiare la propria forza lavoro. Dice che sta lavorando su batterie completamente a stato solido con diversi specialisti di batterie, senza menzionare alcun nome. Blue Solutions è probabilmente tra i suoi partner. Qui ognuno avanza le proprie pedine per trovare il proprio posto.


Stai leggendo un articolo da L’Usine Nouvelle 3737 – Dicembre 2024
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