I parrucchieri fanno di tutto per attirare l’attenzione, a cominciare dal nome sull’insegna. Tutti gareggiano in ingegno e umorismo per trovare un nome accattivante, con giochi di parole. Esempi a Digione.
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“Créa’tif, C dans l’Hair, Miss’t’hair, Brun d’Hair, Faudra tif hair, Hair Pure, Rep’hair, Coupe à Cabana”… È una tradizione, usare un gioco di parole per designare il nome del salone di parrucchiere, a volte… inverosimile!
Per scoprire se la pratica dei giochi di parole per i parrucchieri piace al pubblico, la squadra di France 3 Bourgogne ha consegnato il microfono in strada agli abitanti di Digione. Un passante ammette: “Colleziono giochi di parole, li metto negli appunti del cellulare perché mi divertono”. Ma lei deplora: “Trovo che questo impari L’ortografia non è molto buona.”
Un uomo trova i giochi di parole “piuttosto scadente. Non mi piace davvero. Ma ehi, ‘parrucchiere’ è abbastanza per me.” Una giovane donna nota: “È divertente, è meglio di qualcosa che non ci parla, che non è divertente da leggere e che non sappiamo cosa sia.”
È vero che questi giochi di parole, più o meno allegri, spesso fanno parlare di sé, c’è una pagina sui social che elenca i nomi dei saloni; Una pratica quindi diffusa in Francia, ed è nel quartiere Nord-Est che ne troveremmo di più. Oggi, quasi un salone su cinque prende il nome da un gioco di parole (sondaggio quotidiano Le Monde – 2016)
Ci sarebbero due tendenze forti per i nomi dei saloni, una tendenza con la parola “tif” (slang per capelli) e un’altra tendenza con “capelli” (capelli in inglese).
Chimène Villeminot ha optato per un nome in “capelli”spiega: “Una ‘C’ come Chimène, acconciatura, consiglio, creazione. C in capelli, e poi ecco il gioco di parole con ‘capelli’. Mi è venuto naturale infatti, in più è un occhiolino allo spettacolo che mi è piaciuto molto.”
Allora perché i parrucchieri utilizzano queste figure retoriche più di altri imprenditori per dare un nome alle loro attività? Per Camine, “forse siamo più creativi degli altri…!”
Alcune persone non riescono a decidere e usano abilmente entrambe le tendenze. Esempio : “Capelli Faudra Tif”. Il suo manager spiega: “Era un gioco di parole, un difetto linguistico quando ero giovane. Mi dicevo: ehi, suona bene! Sarà il nome del mio salone di parrucchiere. Per fare bella figura quando la gente passa davanti al salotto, si dicono: ‘Ehi, questo gioco di parole è divertente’, e basta.”
Per scoprire se il gioco di parole è una scelta obbligata per il nome del proprio salone, siamo andati a porre la domanda in una scuola per parrucchieri, per incontrare la nuova generazione. Uno studente risponde: “Passerà, era di moda una volta. Come tutte le mode, dopo un po’ finisce.”
Un altro studente deplora il fatto “ormai ci sono tanti saloni che avranno lo stesso nome, in più regioni. Per trovare il tuo salone, se lo digiti e ce ne sono 15 che si chiamano così, penso che potrebbe essere un po’ complicato per il cliente, penso che prima o poi finirà per esaurirsi.”
Per il momento la pratica resta molto diffusa, il nostro preferito a Digione è il salone “Miss’t’hair” e molto esotico “Coppa Cabana”.
► Con Gabriel Talon