Par
Corinne Gallier
Pubblicato il
11 gennaio 2025 17:14
Nei saluti di lunedì avete accennato alla volontà della Regione di essere leader nell’intelligenza artificiale e di ospitare data center in tre o quattro punti del territorio. Il Canale potrebbe essere interessato?
SÌ. Dato lo spazio ancora disponibile e soprattutto considerato il suo potenziale energetico senza emissioni di carbonio, la Manica è uno dei luoghi strategici per lo sviluppo di tali investimenti. Attualmente stiamo lavorando con un certo numero di intercomuni per posizionare un’offerta in questo dipartimento. Vorrei sottolineare che dietro a tutto questo c’è un intero ecosistema di laboratori e centri di ricerca vicini, con potenzialità di ricaduta economica gigantesche. Si tratta di investimenti per diversi miliardi di euro effettuati da aziende di tutto il mondo, in particolare degli Stati Uniti. La Francia è estremamente ben posizionata per ospitare tali attività e in particolare la Normandia grazie al suo potenziale energetico, perché sappiate che l’intelligenza artificiale consuma molto.
Altro tema, il programma Downstream of the Future di Orano che prevede di rinnovare gli impianti di trattamento e riciclo del combustibile esaurito entro il 2040-2050. Che ruolo intende svolgere la Regione?
La Regione dovrà affrontare la stessa sfida di Penly. Dovremo creare una mobilitazione su tutto il territorio con lo stesso entusiasmo che sperimentiamo a Dieppe. Per noi Regione è tutta una questione di formazione, da qui la strategicità dell’apertura di Ecam e dello sviluppo di Esix a Cherbourg. Queste due scuole potranno fornire parte dei 2.000 ingegneri di cui il progetto avrà bisogno.
In tutt’altro registro, abbiamo dedicato nelle nostre rubriche un dossier sulle università private che hanno installato la videosorveglianza all’interno degli istituti. E a livello di scuola superiore?
Non ci sono state richieste e in questa fase non esiste un programma su questo argomento in quanto tale. Per la cronaca, nel 2015, quando abbiamo indicato che avremmo offerto la videosorveglianza all’esterno, siamo stati chiamati fascisti da alcuni sindacati degli insegnanti. Di fronte a questa opposizione, abbiamo messo ogni stabilimento davanti alle sue responsabilità, poiché era facoltativo, e ciascuno ha fatto deliberare il proprio consiglio di amministrazione. Occorreva anche il consenso del sindaco. Noto che da allora molti stabilimenti si sono attrezzati. Se una scuola superiore volesse la videosorveglianza all’interno, dovrebbe essere adottata la stessa procedura.
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