la tensione sui tassi di interesse dissipa improvvisamente l’euforia

la tensione sui tassi di interesse dissipa improvvisamente l’euforia
la tensione sui tassi di interesse dissipa improvvisamente l’euforia
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Wall Street ha mal digerito il (troppo) buon dato relativo ai “servizi” dell’ISM e il conseguente aumento dei tassi.
Il rendimento dei T-Bond ha raggiunto e poi superato i massimi di fine aprile 2024, il ’30enne’ supera ora il 4,90%, ovvero quasi 4 volte il rendimento dei titoli S&P500 (1,25%): è il rendimento più spettacolare divario in 23 anni… e negli ultimi 100 anni ha sempre comportato importanti correzioni.

Martedì il Dow Jones ha perso solo il -0,4%, le perdite sono state più pesanti per l’S&P500 (-1,1%) e l’indice Nasdaq è sceso del -1,9% sulla scia di Nvidia (-6,2%) che inverte la rotta dopo aver sfondato un nuovo record storico del giorno prima e trascinando verso l’alto l’intero settore ‘tech’.

Un altro calo notevole è quello di Tesla (-4% a seguito di un’indagine sulle falle di sicurezza nella guida autonoma), Broadcom (-3,3%) e Facebook (-2%) mentre Mark Zuckerberg annuncia la fine del “fact-checking”.
Durante un intervento in cui spiega questo, la sua descrizione del ‘fact-checking’ a Meta è più simile a una forma di censura e promozione di alcune verità ufficiali – menziona un ‘forte pregiudizio politico’ -, su richiesta dell’amministrazione Biden.
Il boss di Meta si impegna a promuovere ‘più libertà di parola’, il che conferma che è stata deliberatamente limitata – con il pretesto della ‘moderazione’ -, in violazione del 1° emendamento.

Gli investitori potrebbero essere più cauti dopo la pubblicazione di dati sull’attività “vigorosa”, mentre Wall Street sarà chiusa il 9 gennaio (giorno della commemorazione in onore di Jimmy Carter, morto all’età di 100 anni).

Questa sessione rimarrà caratterizzata da un’impennata dei tassi a lungo: +8 punti sul ’10 anni’ verso il 4,696%, +7,5 punti sul ’30 anni’ al 4,914%.
I rendimenti sono saliti alle 16, non appena sono stati pubblicati i “servizi” dell’ISM americano: sono saliti a 54,1 rispetto a 52,1 del mese precedente, mentre gli economisti in media si aspettavano un valore di 53,5.
Il sottoindice di misurazione dell’attività nel settore terziario è salito a 58,2 da 53,7 di novembre, mentre quello dei nuovi contratti è migliorato a 54,2 da 53,7 del mese precedente.
In forte aumento la componente prezzi pagati, da 58,2 a 64,4, mentre quella relativa all’occupazione è scesa a 51,4 contro 51,5 di novembre.

Un’ora e mezza prima, gli investitori avevano appreso della notizia del deficit commerciale degli Stati Uniti: salito a 78,2 miliardi di dollari in novembre, contro quello di 73,6 miliardi del mese precedente (leggermente rivisto rispetto ad una stima iniziale di 73,8 miliardi), secondo al Dipartimento del Commercio.

Questo aumento del deficit del 6,2% da un mese all’altro è il risultato di un aumento del 3,4% delle importazioni americane di beni e servizi, a 351,6 miliardi di dollari, superando quindi un aumento del 2,7% delle esportazioni, a 273,4 miliardi.

Questa sera, gli investitori in titoli del Tesoro USA non sembrano più aspettarsi il minimo taglio dei tassi da parte della FED prima del prossimo luglio (poco prima della pausa estiva e della riunione di Jackson Hole).

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