Risoluzione 2025: meno regolamentazione!

Risoluzione 2025: meno regolamentazione!
Risoluzione 2025: meno regolamentazione!
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Anche se l’Unione Europea si rende conto di aver regolamentato troppo, la Svizzera non deve cadere nella stessa trappola.

L’anno 2024 si è concluso con uno spettacolo pirotecnico di grandi novità, per l’economia in generale e per il settore finanziario in particolare. Ma queste sono fasi intermedie, che possono svilupparsi in una direzione o nell’altra. Mentre la stessa Unione Europea ammette che la sua regolamentazione eccessiva danneggia la sua competitività e si è impegnata a ridurre gli obblighi di informazione delle imprese del 25%, la Svizzera farebbe bene a seguire la stessa strada. La paura dello Stato per il minimo incidente porta ogni professione a dedicare dal 10% al 20% del proprio tempo a giustificare ciò che fa invece di farlo.

Naturalmente occorre sempre stabilire un quadro entro il quale esercitare la responsabilità individuale. Poco prima di Natale la Commissione parlamentare d’inchiesta (CEP) ha pubblicato il suo rapporto sul caso Credit Suisse. Nel complesso, sembra che abbiamo imparato la lezione giusta da questa debacle collettiva. In tempi di crisi è necessario migliorare il coordinamento tra le autorità. È necessario introdurre senza ulteriori indugi il Public Liquidity Backstop nel diritto ordinario svizzero, come hanno fatto altri centri finanziari internazionali. E per evitare di dover ricorrere il più possibile a questa ultima ratio, la cosa più importante ci sembra essere quella di ampliare l’offerta di liquidità da parte della BNS ad una banca quando questa non è più in grado di ottenerla sul mercato, a causa di una voce, ad esempio. Va inoltre osservato che le raccomandazioni del CEP riguardano esclusivamente le banche di rilevanza sistemica. Il CEP giustamente non propone di rafforzare le regole per tutte le banche, non ce n’è bisogno. In ogni caso non saranno un mucchio di regole a evitare una nuova crisi, ma soprattutto la trasparenza, la comunicazione e il coraggio di ammettere quando è stato commesso un errore.

Come potrebbe il settore finanziario conoscere questioni che gli stessi emittenti non pubblicano?

Da parte sua, il Consiglio degli Stati ha approvato nell’ultima sessione la legge sulla trasparenza delle persone giuridiche con 26 voti favorevoli, 6 contrari e 3 astensioni. Si tratta innanzitutto della creazione di un registro centrale dei beneficiari economici delle imprese svizzere. Devono già conoscerli, ma attualmente le autorità non possono effettuare ricerche in base al nome dell’avente economicamente diritto. Il registro colma questa lacuna, per migliorare la lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, ma anche contro varie frodi. Il registro non sarà accessibile alle persone fisiche, tranne, curiosamente, agli intermediari finanziari “nella misura in cui i suoi dati siano necessari per l’adempimento degli obblighi di due diligence previsti dalla LBA. L’utilizzo dei dati è limitato esclusivamente a questo scopo.” Affinché il registro apporti valore aggiunto anche agli intermediari finanziari e alle imprese svizzere, la legge è stata modificata precisando che «per le iscrizioni nel registro per la trasparenza vale una presunzione di esattezza». La concomitanza di questi due testi dovrebbe ora portare all’eliminazione della segnalazione delle discrepanze da parte degli intermediari finanziari.

All’inizio dell’anno in Svizzera sono entrate in vigore la legge sulla protezione del clima e la relativa ordinanza di esecuzione. Si prevede quindi che tutte le aziende ridurranno le proprie emissioni di gas serra a zero entro il 2050 al più tardi. Se decidono di fare affidamento su una tabella di marcia (o “piano di transizione”) per fare ciò, deve contenere almeno una valutazione di tutte le emissioni dirette e indirette (Scope 1 e 2) e la loro traiettoria di riduzione. L’integrazione delle emissioni rilevanti generate upstream e downstream (Scope 3), invece, è facoltativa. Tuttavia, con il pretesto della loro diversa attività commerciale, le società attive nel settore finanziario dovranno soddisfare requisiti minimi più elevati e pianificare anche un percorso di riduzione delle emissioni Scope 3 per le società in cui investono o finanziano! Ma come potrebbe il settore finanziario conoscere questioni che gli stessi emittenti non pubblicano?

Questi tre esempi ovviamente non sono esaustivi. Ma ricordano l’importanza del principio di proporzionalità nel diritto amministrativo: un provvedimento imposto dallo Stato deve essere capace di produrre i risultati attesi, questi non devono poter essere conseguiti con un provvedimento meno incisivo e vi è un ragionevole rapporto tra i obiettivo desiderato e interessi privati ​​compromessi, in questo caso la libertà imprenditoriale.

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