Valute: Euro indebolito dalla geopolitica e PIL a mezz’asta – 21/11/2024 alle 19:09

Valute: Euro indebolito dalla geopolitica e PIL a mezz’asta – 21/11/2024 alle 19:09
Valute: Euro indebolito dalla geopolitica e PIL a mezz’asta – 21/11/2024 alle 19:09
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(CercleFinance.com) – Giornata probabilmente cruciale per il dollaro, che sta sfondando nuove resistenze (il ‘$-Index’ ha ripassato quota 107,00), spinto al rialzo dal contesto economico (miglioramento negli Stati Uniti rispetto in Europa) poi geopolitico… il dollaro sta ritrovando il suo ruolo di bene rifugio da questo fine settimana con l’escalation del conflitto russo-ucraino (che si scatena sul nostro suolo).

Dopo aver oltrepassato la ‘linea rossa’ consistente nel lanciare missili forniti (e guidati) dalla NATO sul suolo russo, Mosca ha preso di mira la città ucraina di Dnipro (si trova a 1.300 km da Berlino) con missili ipersonici, non dotati di cariche militari o nucleari. una sorta di test di prova – che ha dimostrato l’impossibilità di intercettare queste “munizioni”.

Ma ogni protagonista della guerra russo-ucraina sembra voler rimanere nella fase dell’intimidazione e della dimostrazione tecnica… finché qualcosa non va storto?

L’altro ‘highlight’ della giornata è l’allargamento dello ‘spread’ tra OAT e Bund (+3Pt, da 75 a oltre 78Pt base), che contribuisce a indebolire l’Euro (che mette alla prova i suoi floor da inizio ottobre 2023 rispetto al $).

Perché l’euro perde terreno contro tutte le valute: -0,6% contro il dollaro a 1,0475, -0,35% contro il franco svizzero e -1,3% contro lo yen, il grande vincitore della giornata».

Senza la forza dello yen che riguadagna lo 0,6% rispetto al dollaro, l’indice del dollaro avrebbe potuto progredire verso 107,2 o oltre.

La debolezza dell’euro si spiega con il clima economico in Francia che si è nuovamente oscurato a novembre, secondo l’INSEE, il cui indicatore sintetico, calcolato in base alle risposte dei dirigenti d’impresa, ha perso un punto attestandosi a 96.

E il clima politico non è molto più favorevole poiché la sopravvivenza del governo Barnier di fronte ad una mozione di censura non è garantita.

Dall’altra parte dell’Atlantico, questo giovedì negli Stati Uniti c’erano molte figure nel menu, alcune buone e altre meno buone.

Sul fronte dei dati robusti, si registrano le vendite di case esistenti negli Stati Uniti: sono aumentate del 3,4% nell’ottobre 2024 rispetto al mese precedente, attestandosi a un tasso annuo destagionalizzato di 3,96 milioni, secondo la National Federation of Realtors. (NAR).

Quest’ultimo evidenzia anche che le vendite sono aumentate del 2,9% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, il primo aumento da un anno all’altro in più di tre anni (+1,8% a luglio 2021).

Il prezzo di vendita medio delle case esistenti è aumentato del 4% da ottobre 2023 a 407.200 dollari (record!), e l’inventario delle case esistenti invendute si è attestato a 1,37 milioni, che rappresentano 4,2 mesi di scorte al tasso di flusso.

I dati che indicano un rallentamento sono però i più numerosi: l’attività manifatturiera nella regione di Filadelfia si è contratta a novembre, secondo l’indagine della Fed locale, l’indice di diffusione dell’attività generale corrente (Philly Fed) è passato da +10,3 di ottobre a -5,5 per il mese corrente.

Quasi il 18% delle aziende ha segnalato un aumento dell’attività generale questo mese (rispetto al 24% del mese scorso), mentre il 23% ha segnalato un calo (rispetto al 14%) e il 58% non ha segnalato alcun cambiamento.

Anche gli indici dei nuovi ordini e delle consegne sono diminuiti, ma sono rimasti positivi, perdendo rispettivamente cinque punti a +8,9 e tre punti a +4,5, mentre l’indice sull’occupazione è tornato in territorio positivo, a +8,6.

L’indice degli indicatori anticipatori, che dovrebbe prefigurare l’evoluzione dell’attività economica negli Stati Uniti, è sceso in ottobre un po’ più marcatamente del previsto (-0,4% a 99,5), ha annunciato giovedì il Conference Board, che vede in particolare l’effetto degli ultimi uragani.

La stagnazione degli ordinativi industriali è stata la principale causa del calo dell’indicatore, precisa la ConfBoard, anche se hanno pesato anche il calo delle ore lavorate nel settore manifatturiero, l’aumento delle registrazioni di disoccupazione e il calo dei permessi di costruire.

Al di là dell’impatto temporaneo legato al passaggio dei recenti uragani, l’ordine professionale ritiene che l’indicatore indichi ancora “future difficoltà per l’attività economica”.

Infine, il Dipartimento del Lavoro annuncia di aver registrato un calo di -6.000 nuove iscrizioni ai sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti (a 213.000) alla fine della settimana dell’11 novembre.

La media mobile a quattro settimane – più rappresentativa della tendenza di fondo – si è attestata a 217.750, in calo di 3.750 rispetto a quella della settimana precedente. e gli indicatori anticipatori del Conference Board.

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