Il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump si considera un imperatore romano, che governa il paese dal suo palazzo a Mar-a-Lago, in Florida. Conoscerà la sorte di Diocleziano, che regnò su Roma tra il 284 e il 305? Anche lui si trovò a confrontarsi con un Paese infuriato dall’inflazione, che creava una grande instabilità sociale e politica. Incapace di frenare l'aumento dei prezzi, causato dalla continua svalutazione della moneta, ha optato per un blocco generale dei prezzi di oltre un migliaio di beni alimentari e industriali attraverso un “editto massimo” che limitava anche il livello salariale. Nota a tutti gli economisti, questa soluzione si è conclusa con un clamoroso fallimento, spingendo il commercio verso il baratto e, in definitiva, distruggendo la fiducia nel denaro.
Ancor prima dell’invenzione della moneta, tutti i leader del mondo erano alle prese con il fenomeno di un aumento generale e duraturo del valore dei beni, la definizione di inflazione. E quest’ultima ha spesso guidato il corso della storia. Molti analisti ed economisti attribuiscono la responsabilità dell'inflazione degli ultimi due anni negli Stati Uniti all'elezione trionfante del futuro presidente. “Il tema principale di queste elezioni è l’immigrazione, soprattutto tra i paesi più modesti, assicura Thomas Philippon, professore di finanza alla New York University. Senza l’inflazione, il punteggio sarebbe stato molto più ristretto e incerto. »
Leggi anche | Come l’inflazione, un fattore determinante nel voto pro-Trump, ha influenzato gli americani negli ultimi quattro anni
Leggi più tardi
Sorprendente in un paese con un’economia fiorente, un basso tasso di disoccupazione e un’inflazione scesa sotto il 3% quest’estate. Ma non è questo ciò a cui guardavano gli americani. Hanno visto che, dal 2020, i prezzi del cibo e dell’energia, quelli che vediamo quotidianamente, sono aumentati di quasi il 25%. A maggio, la professoressa Stefanie Stantcheva, economista di Harvard, ha condotto un ampio sondaggio sui sentimenti della popolazione. Oltre il 70% degli intervistati ritiene che il proprio potere d'acquisto sia diminuito. E, quando si tratta di nominare un responsabile, indicano come priorità l’amministrazione Biden. Poi arriva l’altro colpevole, soprattutto tra i simpatizzanti democratici: l’avidità delle aziende che ne hanno approfittato per aumentare i propri profitti. Molto più avanti delle spiegazioni tradizionali come carenze, geopolitica o prezzi dell’energia. Naturalmente ci sono stati aumenti salariali, ma sono arrivati troppo tardi per cancellare il trauma del brutale aumento nel 2022-2023.
Ti resta il 61,71% di questo articolo da leggere. Il resto è riservato agli abbonati.