Per i rappresentanti dei dipendenti della rivista, pubblicata dal 1970, è “stupore”. Ritengono che questa decisione “indebolirà considerevolmente l’informazione degli esperti indipendenti al servizio dei consumatori”.
Pubblicato il 18/11/2024 20:04
Aggiornato il 18/11/2024 20:29
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La rivista impiega una cinquantina di persone. Lo Stato ha annunciato, lunedì 18 novembre, di volere “trova un acquirente” versare 60 milioni di consumatoripubblicato dall'Istituto Nazionale del Consumo (INC) dal 1970. L'obiettivo è quello di “dotare la rivista di nuove risorse e competenze, che le consentiranno di attrarre nuovi lettori”, Lo ha affermato l'ufficio del segretario di Stato per i consumatori, Laurence Garnier. Per il momento non è stato individuato nessun acquirente.
“La sostenibilità del titolo richiede un buyer professionale ed esperto del settore, capace in particolare di investire nel digitale e guidare una nuova strategia di marketing e commerciale”aggiunge l’ufficio di Laurence Garnier. Osserva che la rivista si riunisce “da diversi anni” del “grandi difficoltà”con il numero di abbonati in aumento da 140.000 nel 2019 a 76.000 nel 2024, e “un deficit persistente da sette anni, che ha esaurito il suo flusso di cassa”.
Un punto significativo, in un contesto di ricerca del risparmio per lo Stato, “questo cambiamento di statuto della rivista contribuirà anche a ottimizzare l’utilizzo dei fondi pubblici”. Una relazione parlamentare del 2022 già menzionava a “riduzione graduale dell’importo dei sussidi” all’INC tra il 2012 e il 2020, è passato da 6,3 milioni di euro a 2,7 milioni di euro.
Per i rappresentanti dei dipendenti, questo è il “stupore”. All’inizio di novembre hanno invitato il Primo Ministro a proseguire sulla strada scelta dal governo guidato da Gabriel Attal, quella di una “Scenario di rimbalzo dell’INC” via un “Contributo finanziario dello Stato per 3,2 milioni di euro”. L'annuncio di lunedì “è disastroso perché indebolirà considerevolmente l’informazione degli esperti indipendenti al servizio dei consumatori, lasciando più spazio ai monologhi sponsorizzati degli influencer e alle fake news sui problemi dei consumatori”preoccupano i rappresentanti dei lavoratori, rammaricandosi di ciò “l’interesse pubblico è raramente finanziariamente redditizio”.