Magali Picard, in visita a Télé-Québec, in visita alla grande sacerdotessa della correttezza politica Marie-Louise Arsenault, si è presa la libertà di sputare tutto il suo veleno contro Pierre Poilievre.
Lascio da parte le sue accuse più assurde, ad esempio accusa Poilievre di rivolgersi specificamente a diversi segmenti dell’elettorato, cosa che oggi si chiama semplicemente fare politica.
E vengo al punto principale: Picard accusa Poilievre di non essere un uomo di destra, ma un uomo di estrema destra.
Piccardo
Ovviamente sorge una semplice domanda alla quale lei non vuole rispondere: cosa distingue, secondo Picard, la destra dall’estrema destra?
L’estrema destra è solo una destra radicalizzata o è qualcosa di completamente diverso?
Ovviamente non lo sapremo mai.
Per un motivo semplice: in Quebec come ovunque in Occidente, il concetto di estrema destra non si riferisce a nulla di specifico ed è utilizzato da buona parte delle élite come una macchina della paura, per far credere agli elettori che il fascismo sarebbe tornato.
Non esiste una definizione rigorosa di estrema destra.
L’unica definizione che potrebbe valere è la seguente: la sinistra chiama estrema destra tutto ciò che realmente odia, e tutti coloro che le si oppongono frontalmente.
A seconda delle circostanze e a seconda del paese, ci sono sostenitori del liberalismo economico, conservatori culturali, tradizionalisti, nazionalisti identitari, socialdemocratici ostili all’immigrazione di massa, fascisti, libertari, critici della teoria del genere, sostenitori della democrazia referendaria, antisemiti e convinti difensori di Israele.
Intolleranza
Questo termine non aggiunge nulla al dibattito pubblico: è intimidazione ideologica e mediatica.
Serve a stigmatizzare gli elettori che non fanno propri gli slogan del progressismo mondano e che non ne hanno interiorizzato i divieti ideologici.
Serve a disumanizzare chi non è di sinistra.
Chi lo usa pretende di denunciare l’intolleranza quando non fa altro che confermare la propria.