Contro la nuova legge vodese sull’accattonaggio è stato presentato ricorso. Viene da un gruppo di nove persone che ritengono che il disegno di legge, convalidato il 1° ottobre dal Gran Consiglio, vada troppo oltre.
Annunciato venerdì nelle note ufficiali del cantone di Vaud, il ricorso è stato presentato alla Corte costituzionale. Questa è stata sequestrata da un gruppo di nove persone, tra cui cinque mendicanti (uno svizzero e quattro rumeni). Vi troviamo anche, in particolare, Luc Recordon, ex consigliere degli Stati vodesi.
Queste persone hanno deciso di ricorrere in appello “perché la modifica della legge penale vodese equivale a vietare nuovamente completamente, anche l’accattonaggio passivo, poiché l’elenco dei luoghi in cui sarebbe ora vietato sarebbe lungo”, spiega Xavier Rubli, avvocato dei ricorrenti, contattato da Keystone-ATS.
Giro di vite “totalmente sproporzionato”.
Ricorda infatti che il Gran Consiglio, sotto la guida del PLR e dell’UDC, ha inasprito i toni sull’accattonaggio rispetto al disegno di legge iniziale del Consiglio di Stato. E in particolare allungando molto l’elenco dei luoghi in cui sarebbe vietato l’accattonaggio (tutti i mercati, in prossimità delle scuole e dei cortili, all’ingresso di palazzi, uffici, banche, negozi, cinema, musei, uffici, ecc.).
Secondo Xavier Rubli, la maggioranza del Gran Consiglio ha deciso di “andare molto oltre e ovviamente troppo lontano” rispetto al progetto del Consiglio di Stato. L’avvocato ritiene che questo giro di vite sia “totalmente sproporzionato”.
Me Rubli aggiunge che, secondo il testo adottato il 1° ottobre dal Parlamento vodese, “non rimarrebbe più alcun pezzo di territorio nei centri urbani in cui si possa chiedere l’accattonaggio passivo (che consiste nel sedersi per terra e tendere la mano) esercitato con calma.
La DLR deplora “un grave ritardo”
In reazione a questo appello, il PLR vodese ha pubblicato un comunicato stampa in cui esprimeva “la sua profonda disapprovazione”. Questo ricorso sospende l’entrata in vigore della legge e provoca “un notevole ritardo” nell’attuazione delle “misure necessarie per garantire la sicurezza e il benessere di tutti i cittadini vodesi”.
La PLR si dice tanto più arrabbiata in quanto “le disposizioni votate dal Gran Consiglio corrispondono a quelle della legge di Basilea già validate dal Tribunale federale”. Il partito spera che la Corte costituzionale si pronunci “rapidamente” affinché i vodesi possano circolare in “strade pacifiche e sicure”.
Questo articolo è stato pubblicato automaticamente. Fonte: ats