Con le spalle al muro, il turismo invernale si rimbocca le maniche

Con le spalle al muro, il turismo invernale si rimbocca le maniche
Con le spalle al muro, il turismo invernale si rimbocca le maniche
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La stagione si accorcia, il limite delle nevicate aumenta, la pioggia cade più spesso sulle piste… Se i dati scientifici non bastassero, ormai è impossibile non notare che il riscaldamento globale è in aumento. Anche il settore del turismo invernale deve ora fare i conti con tutto ciò e lancia quindi un piano di battaglia per orientare gli sviluppi futuri e fornire strumenti agli stakeholder.

“Non si vuole fermare lo sviluppo del turismo invernale”, afferma Berno Stoffel, direttore degli impianti di risalita svizzeri. E per una buona ragione: in montagna la domanda non diminuisce e lì i turisti guadagnano di più: in inverno spendono in media 203 franchi al giorno, in estate 133 franchi. La montagna rappresenta quasi la metà dei pernottamenti invernali e lo sci resta la motivazione principale per il 62% dei turisti. «L’inverno è cruciale per queste regioni», ricorda Véronique Kanel, portavoce di Svizzera Turismo. Oltre la metà dei pernottamenti proviene da svizzeri; seguono quasi il 10% di tedeschi, poi il 4% di inglesi e lo stesso numero di belgi e americani.

Ma questa domanda a volte non è sincronizzata: ad esempio è particolarmente forte all’inizio della stagione, mentre la neve arriva sempre più tardi e si scioglie prima, conferma Adrien Michel, meteorologo di MeteoSuisse. Il che indica altre sfide: l’isoterma di 0 gradi è aumentata di 400 metri dal 1960, e ci aspettiamo altri 300 metri in più entro il 2050. La copertura nevosa sta diminuendo e i “giorni di ghiaccio”, durante i quali è possibile sparare con i cannoni, stanno diventando più rari , soprattutto al di sotto dei 1500 m. “In questi posti farà semplicemente troppo caldo.”

Allora, la soluzione? Le risposte verranno date la prossima estate, dopo il lavoro di coordinamento svolto da Svizzera Turismo, dall’Associazione degli impianti di risalita svizzeri e da quello dei manager del turismo, con la supervisione scientifica, federale, cantonale e sul campo.

Ma le strategie sono già delineate. I cannoni da neve rimarranno centrali, con un aumento previsto del 10% della copertura artificiale, che si aggiungerà al 54% delle piste già innevate oggi. Con un certo costo: “l’innevamento tecnico costa 1 milione al chilometro”, spiega Berno Stoffel. In alcuni luoghi sarà più economico spostare aree a quote più elevate, ove possibile”. Da considerare quindi anche l’abbandono di alcune piste a fondo valle. Da notare che solo il 33% delle imprese di ascensori riesce a investire in proprio. Un tema importante sarà quindi quello dei prezzi dei pacchetti: in dieci anni sono già aumentati del 15%.

E il settore vuole esplorare anche le zone meno dipendenti dalla neve. In programma ci sono soprattutto slittino, escursioni invernali, eventi e gare. E il famoso turismo delle quattro stagioni? “È molto difficile svilupparsi in estate. I clienti vengono lì per la natura e la tranquillità, lo sfruttamento turistico deve essere discreto».

L’impatto climatico del turismo, il grande assente

Se la riflessione si concentra sull’adattamento al clima, l’impatto del turismo invernale su di esso è lungi dall’essere al centro dell’approccio. Svizzera Turismo non dispone di dati globali su questo argomento. Ci sono però dei progetti in corso, assicura Corinne Genoud, responsabile del mercato di Svizzera Turismo, come ad esempio il collegamento delle principali linee ferroviarie provenienti dall’estero. I trasporti rappresentano infatti la maggior parte dell’impatto di carbonio di queste attività. Occorre discutere anche del coordinamento in materia di risorse idriche, rispettando priorità chiare, risponde Berno Stoffel alla questione della moltiplicazione dei cannoni da neve.

“Possiamo essere lieti che il problema venga riconosciuto”, reagisce il consigliere nazionale dei Verdi Christophe Clivaz. Ma possiamo anche sorprenderci del fatto che la sostenibilità non venga presa maggiormente in considerazione: è come segare il ramo su cui siamo seduti”. E sollecitare una strategia non stagionale, ma annuale, nello sviluppo delle infrastrutture.

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