Clima, deconsumo, geopolitica…: niente più “vino”.

Clima, deconsumo, geopolitica…: niente più “vino”.
Clima, deconsumo, geopolitica…: niente più “vino”.
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Il 13 novembre si chiuderà il sistema di estirpazione definitiva negoziato dalla Francia con la Commissione europea, che stanzia nella migliore delle ipotesi 4.000 euro/ha, fino a un massimo di 120 milioni di euro. Secondo i primi dati intermedi di FranceAgriMer, la Linguadoca-Rossiglione e i suoi quattro dipartimenti viticoli, che rappresentano circa un quarto del vigneto nazionale, concentrano più della metà delle richieste. E per una buona ragione. Nei Pirenei Orientali, asciutti per 30 mesi, gli appezzamenti non producevano più di 500 kg/ha di uva, l'equivalente di 3-4 ettolitri di vino, tanto che qua e là la vendemmia non ha pagato il semplice passaggio della macchina raccoglitrice.

L'aridità del premio di estirpazione

In questo dipartimento, le terre incolte stanno diventando, dopo i prati, la coltura numero 1 nella SAU. I più pessimisti temono che il premio per lo sradicamento dell'arido incoraggi i viticoltori a erigere mucchi di ceppi, pali e fili all'estremità del terreno, deturpando il paesaggio. In un dipartimento dove un agricoltore su tre ha più di 60 anni e dove le difficoltà di accesso alle risorse idriche inaridiscono ogni speranza di diversificazione, non è detto che le misure di sradicamento, permanenti o temporanee, richieste da parte della professione, fungano da firewall, in senso figurato e letterale, il rischio di incendio diventa sempre più significativo. Ciò che è più certo, in un momento in cui il cambiamento climatico continua a peggiorare, è che le aziende agricole stremate ignorano gli strumenti assicurativi.

Il prezzo del vino, il grande astemio

Naturalmente il Sud non è la Francia vinicola. Ma quando la Francia brucia (distilla) il 10% del suo raccolto 2023, quando il maltempo genera più danni del gelo del 2021, quando Bordeaux spazza via 8.000 ettari di vigne, quando le spedizioni di champagne si riducono del 15% nel primo semestre, quando la professione prevede un calo del 20% del consumo interno di vino nel prossimo decennio (che fornisce il 50% delle vendite), quando il cognac sarà sotto il livello colpo delle misure di ritorsione cinesi, e pur facendo attenzione a non accusare la futura amministrazione Trump 2 delle sue intenzioni, restando Trump 1 nei ricordi, è difficile non vedere la bottiglia vuota per tre quarti. “ Il contenitore è diventato più costoso del contenuto », ha riassunto Guilhem Vigroux, viticoltore di Villeveyrac (Hérault) e segretario generale della Camera dell'Agricoltura dell'Hérault, durante una tavola rotonda a Dionysud. Clima, deconsumo, geopolitica…: il prezzo del vino è paradossalmente il grande assente, per non dire il grande astemio, dai dibattiti attuali. Eppure, secondo gli addetti ai lavori, basterebbero solo una decina di centesimi in più a bicchiere, interamente pagati ai produttori, per uscire dalla crisi. In altre parole, una lacrima, per evitare di sanguinare.

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