(CercleFinance.com) – Gli indici europei sono rimasti congelati dalle 9 alle 14:30… poi dalle 14:31 alle 17:35 (punteggi finali prossimi al -0,3%).
E lo scenario è stato esattamente lo stesso a Wall Street con gli indici americani stagnanti intorno al -0,3% per il 90% della seduta, con la volatilità spenta (deviazione 0,5% al massimo) e che rimarrà tale fino alla campana finale.
Gli investitori si aspettavano che la situazione si stabilizzasse dopo le 14:30 e che i dati statunitensi – “molto attesi” – riguardanti l’inflazione (CPI), ma la loro pubblicazione è stata un vero e proprio “non-evento”.
Gli indici americani, leggermente appesantiti dalla tensione sui tassi, si sono mossi in rosso fin dall’apertura, e hanno ridotto le perdite solo negli ultimi 15 minuti con l’S&P500 a -0,2% (a 5.780 ), il Dow Jones a -0,15 % (dopo i record assoluti del giorno prima) e il Nasdaq crolla del -0,05%.
Il Nasdaq-100 ha registrato un -0,13%, il suo calo è stato rallentato da Crowdstrike e Fortinet che sono balzati del +5,6%, Datadog +4%, Palo Alto +1,9%, Nvidia +1,6%.
Si può davvero parlare della resilienza di Wall Street, visto il deterioramento del titolo: il ’10 anni’ sale di 2 punti al 4,071050%, il ‘2 anni’ mostra invece un calo di -5 punti verso il 3,96%, il ‘ 30 anni aggiungono +3Pt verso il 4,365%.
Il legame tra il comportamento dei T-Bond e il “CPI” o i dati sulla disoccupazione non è ovvio.
L’indice dei prezzi al consumo americano calcolato dal Dipartimento del Lavoro è aumentato del 2,4% a settembre 2024 rispetto allo stesso mese del 2023.
Si tratta certo del tasso più basso da febbraio 2021, ma supera di 0,1 punti percentuali la stima di Jefferies e non va meglio nei dati ‘core’ (escludendo energia a -6,8% e prodotti alimentari a +2,3%), visto che il tasso annuo il tasso di inflazione si è attestato al 3,3% il mese scorso, un livello anch’esso superiore di 0,1 punti rispetto alle previsioni di Jefferies.
Successivamente, cioè tra i mesi di agosto e settembre 2024, i prezzi al consumo negli Stati Uniti sono aumentati nuovamente dello 0,2% sui dati grezzi e dello 0,3% escludendo i prodotti energetici e alimentari.
Inoltre, il Dipartimento del Lavoro annuncia di aver registrato oltre 33.000 nuove iscrizioni ai sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti (a 258.000) durante la settimana del 30 settembre.
La serata di mercoledì è stata caratterizzata dalla pubblicazione dei ‘verbali’ della FED (ribadita fiducia nel calo dell’inflazione) che sembra aver tranquillizzato Wall Street, con in serbo nuovi record storici per il Dow Jones e l’S&P500.
Questo giovedì, Raphael Bostic (capo della FED di Atlanta) chiede alla FED di passare il suo turno in termini di tagli dei tassi durante uno dei suoi prossimi 2 FOMC (6/6 novembre, 17/18 dicembre).
Di conseguenza, Wall Street non sembra dare molto credito a questa opinione “personale”.