Consumi: Cheapflation, la grande truffa agroalimentare

Consumi: Cheapflation, la grande truffa agroalimentare
Descriptive text here
-

Spesso sconsiderati e poco informati, migliaia di consumatori abituati, da anni, ad una ricetta ben definita di un alimento industriale venduto nei supermercati, pizzerie, ristoratori, ecc. sono sempre più spiacevolmente sorpresi dal degrado della qualità del loro piatto preferito prodotti.

Si tratta, nella maggior parte dei casi, di prodotti di consumo in cui non si prevede che la quota dei cosiddetti ingredienti “nobili” diminuisca. Ancora più chiaro, non ci aspettiamo questi ingredienti nobili, carne, polpa di pesce, tuorli d’uovo, sostanze nutritive…. essere sostituiti dal pangrattato nel nasello, dall’olio d’oliva nella maionese, da elementi meno nutrienti nel latte…

Sheapflation: acquistare prodotti peggiori e pagarli di più.

Questa truffa dell’industria alimentare ha un nome. Questa è la tecnica della sheapflazione. Vale a dire la tendenza dei consumatori ad acquistare prodotti meno buoni e per i quali pagano di più. Consiste nel modificare con discrezione la ricetta di un prodotto trasformato o di un piatto preparato utilizzando ingredienti più economici, di qualità e/o quantità inferiori per guadagnare di più.

È questa la tecnica fraudolenta messa a punto negli ultimi anni da diversi colossi dell’industria alimentare desiderosi di preservare o addirittura aumentare i propri margini di profitto.

Il loro argomento è sempre lo stesso. Attribuiscono questi slittamenti alle crisi e alle tensioni vissute dai mercati.

Nelle principali democrazie si combatte la sheapflazione

Nei paesi industrializzati questa pratica canaglia viene denunciata dalle potenti ONG a difesa dei consumatori. Queste ONG, che denunciano regolarmente gli slittamenti del settore agroalimentare, lottano per il diritto ad un cibo sicuro, sano e conveniente per tutti.

È il caso della Francia delle ONG Foodwatch. In una recente inchiesta pubblicata solo poche settimane fa, e i cui risultati sono ripresi dai media, questa ONG ha accusato diverse marche e gruppi di aver peggiorato la qualità di alcuni prodotti aumentandone i prezzi.

Questi gruppi, che esportano i loro prodotti in Tunisia, sono quindi sospettati dalla ONG di ridurre, eliminare o sostituire un ingrediente con un altro meno costoso e/o di qualità inferiore.

In Tunisia resta ancora molto da fare

In Tunisia, in assenza di un serio controllo da parte del Ministero dell’Industria, la tecnica dell’ sheapflazione verrebbe praticato su larga scala e per una semplice ragione. I gruppi agroalimentari europei sopra menzionati e evidenziati da Foodwatch collaborano con subappaltatori in Tunisia e in altri paesi.

Per mitigare i disagi causati dalla sheapflation, sarebbe interessante agire su due livelli.

Da un lato, lo Stato tunisino deve intensificare i controlli tecnici a livello di produzione ed esportazione.

D’altro canto, le strutture preposte tutela dei consumatori in Tunisiain questo caso la Consumer Defense Organization (ODC) e l’istituzione pubblica National Consumer Institute (INC) stanno stabilendo una partnership con ONG europee come Foodwatch.

Obiettivo : formare investigatori, anche dirigenti e agenti tunisini, in grado di acquisire il know-how necessario per individuare la sheapflazione. Perché non dimentichiamo che i cambiamenti nelle ricette sono quasi impercettibili per i consumatori comuni.

Una parola al saggio.

-

NEXT Una donna svizzera si ritrova tra lenzuola sporche, macchiate di sperma