I processi a Trump: una condanna e… pschitt!

I processi a Trump: una condanna e… pschitt!
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      processi
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      Trump:
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      pschitt!
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Il 2024 prometteva un calvario giudiziario per Donald Trump, che alcuni avevano addirittura visto dietro le sbarre per le elezioni presidenziali del 5 novembre.

In realtà, il candidato repubblicano, che deve affrontare 88 capi d'imputazione, sarà sfuggito a tre dei quattro processi clamorosi che temeva.

Grazie ai ricorsi e alle tattiche dilatorie messe in atto dal suo esercito di avvocati, e anche alle vittorie teatrali, in particolare presso la Corte Suprema, venne dichiarato colpevole solo nel caso meno grave, quello di occultamento di contabilità a New York.

L'ultima buona notizia per lui in questo caso è arrivata venerdì, con il rinvio della proclamazione della sentenza al 26 novembre.

Ecco una panoramica ora più chiara dei suoi tormenti con Justice.

– La contestazione elettorale del 2020 –

Donald Trump è perseguito dal sistema giudiziario federale per aver tentato illegalmente di invertire i risultati delle elezioni vinte da Joe Biden. Il procuratore speciale Jack Smith lo ha accusato di “cospirazione contro le istituzioni americane” e di “violazione del diritto di voto” degli elettori.

Sebbene l'ex presidente repubblicano non sia direttamente interessato all'assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, il procuratore lo accusa di aver fomentato “violenza e caos”.

Originariamente il processo avrebbe dovuto iniziare il 4 marzo a Washington e l'imputato rischiava decenni di carcere.

Ma la decisione è stata rinviata perché la Corte Suprema si è pronunciata in parte a favore dell'ex presidente, che sostiene di beneficiare dell'immunità penale.

Il procuratore Smith ha dovuto quindi rivedere la sua accusa e poi combattere sul calendario con gli avvocati dei repubblicani.

Alla fine, il giudice del caso, Tanya Chutkan, ha osservato giovedì che era impossibile fissare una nuova data per il processo a breve.

– Le elezioni del 2020 in Georgia –

Donald Trump è sotto processo in Georgia per presunte pressioni elettorali esercitate in quello Stato, tra cui una telefonata in cui chiedeva a un funzionario locale di trovargli gli 11.000 voti di cui aveva bisogno.

Incriminato, Donald Trump è stato costretto a comparire in una prigione di Atlanta per una foto segnaletica, una prima umiliante per un ex presidente degli Stati Uniti.

Ma i progressi dell'accusa vennero seriamente ostacolati quando venne scoperto che il procuratore locale Fani Willis aveva una relazione intima con un investigatore da lei assunto, Nathan Wade.

Alla richiesta di disinvestimento presentata dagli avvocati di Donald Trump si sono aggiunte le conseguenze della sentenza favorevole della Corte Suprema sull'immunità presidenziale.

Di conseguenza, l'apertura del processo, inizialmente prevista per il 5 agosto, è stata rinviata a data da destinarsi.

– Conservazione dei documenti riservati –

In quest'altro caso federale, sempre perseguito dal procuratore Jack Smith, Donald Trump è accusato di aver portato con sé documenti top secret nella sua residenza privata a Mar-a-Lago, in Florida.

È anche sospettato di aver tentato di distruggere prove. Le accuse più gravi prevedono fino a 10 anni di carcere.

Il processo in questi casi era originariamente previsto per il 20 maggio. Ma Donald Trump ha ottenuto una spettacolare vittoria il 15 luglio, quando il giudice Aileen Cannon ha archiviato il procedimento, citando la nomina illegale di Smith.

Quest'ultimo ha sequestrato una corte federale d'appello alla fine di agosto per rimettere in carreggiata la sua azione penale. La palla è ora nelle mani di altri magistrati, e si prevede che la battaglia procedurale continuerà per mesi.

– Il caso Stormy Daniels –

Questo caso penale è l'unico dei quattro ad essere stato oggetto di un processo, svoltosi da metà aprile a fine maggio a New York.

Al termine dei dibattiti, una giuria ha dichiarato Donald Trump colpevole di aver effettuato pagamenti nascosti a una pornostar, Stormy Daniels, per evitare uno scandalo poco prima delle elezioni presidenziali del 2016.

Il miliardario, che ha più volte denunciato le persecuzioni politiche, ha respinto un processo che considerava “truccato”.

Donald Trump avrebbe dovuto essere informato della sua sentenza a settembre, rischiando fino a quattro anni di carcere.

Ma venerdì è arrivato un fulmine a ciel sereno: assicurando di agire “nell’interesse della giustizia”, il giudice Juan Merchan ha rinviato l’annuncio della sentenza a tre settimane dopo le elezioni, offrendo una tregua inaspettata al leader repubblicano.

seb/cha

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