“Siamo nei guai”, “Siamo in 52 in sala d’attesa e non sono nemmeno le 7 di mattina”, “Andiamo a salvare vite umane”: questi i dialoghi di “The Pitt”, nuova serie di Max in onda da venerdì su Canal+, ricorderanno giovani più grandi o incuriositi dall’emozione di “Urgences”, dal nome evocativo, apparso nel 1994.
Questa matrice ha spinto oltre il realismo delineato da “St Elsewhere Hospital” (del 1982), con un collettivo empatico attraverso lo strizzatoio. Il che non esclude bellissimi individui, come il dottor Ross interpretato da un principiante di nome George Clooney. “Emergenze” è diventata una scuola, da “Grey’s Anatomy” (2005) a “Chicago Med” (2015).
Altra rivelazione di “Emergencies”, Noah Wyle – che però non ha avuto la stessa carriera stratosferica di Clooney – assicura quindi il passaggio di testimone con “The Pitt”.
Lontano dalla cravatta sotto la camicetta del giovane protagonista glabro di “Emergencies”, questo nuovo personaggio sfoggia una barba e una felpa con cappuccio che copre lo stetoscopio. Spetta a lui supervisionare la prossima generazione di operatori di emergenza a Pittsburgh, una città americana che risuona con il titolo.
“Dr House”, “Watson”, investigatori diagnostici
“Tumore al cervello, è rovinata, inutile”: il “Dr House” finisce nei guai con un medico ubriaco e tossicodipendente. Dietro le osservazioni ciniche si nasconde un investigatore del metabolismo che finisce per trovare la diagnosi invisibile sullo scanner.
Questo personaggio acido, spezzato dall’esistenza – zoppicando, appoggiandosi a un bastone –, interpretato da Hugh Laurie nel 2004, non smette mai di essere emulato.
“Dormivi con me per le mie medicine?”, chiede il suo amante a “Nurse Jackie”, un’infermiera del pronto soccorso dipendente dalle stampelle chimiche interpretata da Edie Falco del 2009.
Questo per quanto riguarda l’oscuro aspetto di dipendenza preso in prestito da “Dr House”. Per il lato atipico possiamo citare il chirurgo affetto da sindrome autistica di “Good Doctor” (2017).
E poiché il Dr. House è stato spesso paragonato a Sherlock Holmes, la serie “Watson”, prossimamente trasmessa su CBS, chiude il cerchio. Oppure, nel mondo di oggi, le avventure del dottor John Watson, mentre il famoso detective è scomparso. Questo eroe spinge i suoi colleghi a lasciare la clinica per comprendere patologie rare.
“MASH”, “Ippocrate”, dal film alla serie chirurgica
Scegliere una canzone come “Suicide is doloroso” per una fiction sui chirurghi dà il tono, tendendo al nero. Questa melodia doma il film “MASH”, diretto da Robert Altman e premiato con la Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 1970. Lungometraggio uscito in serie dal 1972.
Dietro l’umorismo agrodolce, la vita di un’unità medica americana durante la guerra di Corea ci permette di evocare quella del Vietnam, attuale all’inizio della trasmissione, e di trasmettere messaggi antimilitaristi. L’episodio finale attirò 106 milioni di spettatori nel 1983, un record.
In mezzo a tutte queste produzioni americane, spicca un progetto francese: “Hippocrates”. Si tratta prima di un film (2014) diretto da Thomas Lilti, anche lui medico, poi di una serie del 2018.
Anche qui il sottotesto è importante, in particolare nella terza stagione trasmessa dal 2024, con i medici che si confrontano con condizioni di lavoro degradate negli ospedali pubblici francesi. “Ciò che mi interessa è, da un lato, l’ultra-realismo che mi permette di fare una stagione politica, perché è una stagione sulla disobbedienza civile, e, allo stesso tempo, tutto ciò è portato dal romanticismo dell’eroismo personaggi”, ha descritto Thomas Lilti all’AFP.
(afp)
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