L'entourage del primo ministro, che voleva presentare il suo governo prima di Natale, ha annunciato domenica che stava “facendo gli ultimi aggiustamenti” e che sarebbe andato in serata all'Eliseo per parlare con Emmanuel Macron.
Considerata probabile domenica sera, la presentazione del governo di François Bayrou è stata infine rinviata, il che lascia ben poche possibilità di un annuncio prima di Natale, obiettivo dichiarato dal Primo Ministro.
L'annuncio è quindi ora previsto per lunedì, data che l'Eliseo e Matignon hanno voluto evitare perché corrisponde al giorno di lutto nazionale per Mayotte decretato da Emmanuel Macron dopo il passaggio del ciclone Chido. Se l’annuncio dovesse essere ulteriormente ritardato, il governo non si saprebbe fino a martedì 24 dicembre, vigilia di Natale e inizio delle vacanze di fine anno.
Il leader centrista, 73 anni, quarto primo ministro nel 2024, spera di comporre un governo dei pesi massimi, capace di evitare la censura, con personalità di destra, di centro e di sinistra.
Le “impostazioni finali”
Il suo entourage ha annunciato domenica che il Primo Ministro era “agli ultimi aggiustamenti del suo governo“. Domenica hanno avuto luogo diversi scambi telefonici con Emmanuel Macron e un'intervista serale all'Eliseo.
«Questo sta progredendo. (…) La struttura dei maggiori centri ministeriali è fissa», ha assicurato nel fine settimana il presidente dei deputati MoDem, Marc Fesneau, vicino a François Bayrou, confermando che dovrà essere presentata la lista completa del governo «in una volta sola» e «prima di Natale».
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Ma la composizione di un governo risponde a un dosaggio sottile che deve rispettare soprattutto gli equilibri politici, la parità tra uomini e donne e le sensibilità delle persone. Soprattutto, i ministri dovranno preparare urgentemente un bilancio per il 2025, sotto la pressione delle opposizioni e dei mercati finanziari.
Per unirsi alla squadra di François Bayrou vengono citati i nomi dell'ex primo ministro Élisabeth Borne o dell'ex ministro degli Interni Gérald Darmanin, così come quello di Xavier Bertrand, presidente dell'Hauts-de-France e figura del partito di destra Les Républicains ( LR) festa.
Il rifiuto del PS
Quanto a Gerald Darmanin, ex LR schieratosi con la macronie, ha chiesto pubblicamente di conquistare il Quai d'Orsay dove l'attuale ministro degli Esteri Jean-Noël Barrot (MoDem) vorrebbe restare. A sinistra, l’ex ministro socialista François Rebsamen, 73 anni, ha annunciato domenica su La Tribune di essere “pronto» di entrare nel governo, pubblicizzando il suo “rapporto di fiducia» per lungo tempo con François Bayrou.
Il Partito socialista ha rifiutato formalmente di partecipare al governo e il suo leader Olivier Faure ha lasciato Matignon deluso giovedì scorso, dicendo: “sgomento per la povertà di ciò che (era) proposto» e non escludendo la censura del nuovissimo primo ministro, uno dei primi alleati di Emmanuel Macron.
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Tra quelli che lasciano, dovrebbero restare Catherine Vautrin (Territori), Rachida Dati (Cultura) e Sébastien Lecornu (Eserciti), probabilmente negli stessi portafogli.
Sabato sera, il leader dei deputati delle Républicains Laurent Wauquiez ha dichiarato che lui stesso non si unirà alla squadra di Bayrou dopo aver aspirato al portafoglio delle Finanze. Sulla buona strada, invece, per restare il ministro dell'Interno uscente Bruno Retailleau.
La base di governo centrista sarebbe quindi, in ultima analisi, molto vicina a quella del LR Michel Barnier, rovesciato il 4 dicembre da una mozione di censura dell'Assemblea nazionale, dopo tre mesi di mandato.
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