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BFM-TV rivendica “una forma di forza silenziosa”

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A Saint-Nazaire (Loira Atlantica), nel 2017. LOIC VENANZA/AFP

Per BFM-TV mancava solo questo. All’inizio di gennaio, l’Autorità di regolamentazione degli audiovisivi e del digitale (Arcom) potrebbe decidere di avvicinare LCI (canale 26 di TNT) e Franceinfo (canale 27) a BFM-TV (canale 15) e CNews (canale 16), in modo da a costituire le quattro catene di informazione in un blocco coerente.

Dopo aver subito, nel 2024, lo shock del cambio di azionista – con l’acquisizione del gruppo mediatico di Patrick Drahi da parte di Rodolphe Saadé –, e mentre BFM-TV non ha finito di vedere parte della sua truppa unirsi ad altre redazioni (in occasione della clausola di cessione, aperta fino a maggio), questo nuovo progetto di numerazione appare come un vincolo di troppo. “Abbiamo valutato il rischio di perdita del nostro pubblico al 16%”afferma il suo direttore generale, Fabien Namias, convinto che il progetto Arcom possa ancora essere contrastato.

Per il leader arrivato dalla LCI il 2 ottobre è giunto il momento del contrattacco. Dal 6 gennaio 2025 nuovi incontri materializzeranno lo spostamento della linea editoriale verso contenuti più giornalistici e concorsi meno polemici. “Per convinzione editoriale o per necessità economica, alcuni canali hanno scelto il dibattito totale, Spiega M. Namias. Da parte mia, ritengo che sia inutile lanciarmi in questa corsa al micidiale scalogno. Mentre la nostra società è guidata da un dissenso permanente, il nostro ruolo è fornire informazioni chiare e obiettive. »

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