Dal luglio 2023, salvo rare eccezioni, i commercianti non possono più vendere frutta e verdura in imballaggi di plastica.
Ma, per un colpo di scena, il Consiglio di Stato ha recentemente annullato questo divieto.
La grande distribuzione, i consumatori, le ONG ambientaliste e gli agricoltori sono arrabbiati.
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Agricoltura sotto pressione: torna a rimbombare la rabbia
Il decreto governativo numero 2023-478, nato il 20 giugno 2023 e poi adottato ufficialmente il successivo 1 luglio, non esiste più. Il suo testo prevedeva, nel quadro della legge antispreco ed economia circolare, nota come Agec, “l'obbligo di presentare in vendita frutta e verdura fresca, non trasformata, senza imballaggio interamente o parzialmente in plastica”. Ma l'8 novembre scorso, disastro: il Consiglio di Stato ha cancellato questo divieto in nome di a “difetto sostanziale” di procedura. In questione: la non conformità di questa misura con un regolamento europeo armonizzato tra gli Stati membri dell’UE sulle restrizioni sugli imballaggi monouso, ancora in fase di sviluppo, che dovrebbe entrare in vigore entro il 2030.
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Nei vicoli del Carrefour d'Orsonville (Yvelines), dove si reca una squadra di TF1 nel reportage che trovate nel video in apertura di questo articolo, la situazione fa già smorfia. “Torneremo indietro e cambieremo di nuovo abitudini?”chiede in tono sarcastico un direttore di reparto. “Quando la frutta è confezionata, spesso non vediamo quella danneggiata”sottolinea un cliente. “Abbiamo dovuto sviluppare nuovi imballaggi in cartone, in modo che noi e il consumatore potessimo vedere la qualità del prodottomostra alla nostra telecamera Bertrand Swiderski, direttore dello sviluppo sostenibile del gruppo Carrefour. Per noi è impossibile andare a trovare i nostri partner e dirglielo “scusate, abbiamo commesso un errore, torneremo alla plastica”.“
Cellophane, meno efficace e (molto) più costoso
Non capisce neanche Pascal Dupré, un produttore di fagioli che ha investito 500.000 euro in una macchina per sostituire i suoi sacchetti di plastica con la carta, tanto da pensare di tornare indietro: “Il nostro vecchio imballaggio, il polipropilene, un monomateriale, era semplice, efficace, funzionale e molto, molto facile da usare. Anche se il sacchetto di carta idrato di cellulosa che abbiamo messo a punto non funziona, funziona. si apre troppo facilmente e costa cinque volte di più. Abbiamo lavorato tutto l'anno per niente, anche per perdere soldi, e questo è scandaloso!
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Un ultimo aggettivo che riprende anche Manon Richert, responsabile della comunicazione dell'associazione ambientalista Zero Waste France, ma per altri motivi: “Questa decisione è un pessimo segnale, che consiste nel dirlo ai produttori di plastica 'continua a produrre come hai fatto fino ad ora'.” Tutti questi ometti possono però aggrapparsi ad una speranza: il ritorno della plastica sui nostri scaffali non è ancora certo, il governo sta già lavorando a un decreto volto a vietarla nuovamente, e la cui pubblicazione è prevista per la fine dell'anno . In attesa, questa volta, della validazione da parte della Commissione Europea prima dell'entrata in vigore.
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