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il comico viene condannato a cinque anni di carcere, di cui due anni, per un incidente stradale avvenuto sotto l’effetto di stupefacenti

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Quasi due anni dopo aver investito frontalmente un’auto mentre guidava sotto l’effetto di droghe, mercoledì l’attore 56enne è stato processato per “lesioni non intenzionali”.

Pierre Palmade è fissato sul suo destino. Erano poco dopo le 20,30 di mercoledì 20 novembre quando il presidente del tribunale penale di Melun (Seine-et-Marne) ha annunciato la sua sentenza. Il comico 56enne, processato per “lesioni involontarie aggravate”, viene condannato a cinque anni di carcere, di cui due archiviati, secondo le richieste dell’accusa. Una decisione emessa due anni dopo quel famoso venerdì 10 febbraio 2023, il giorno in cui colpì un’auto sotto l’effetto di droghe, su una strada della Senna e Marna. Sul banco dei testimoni l’imputato sembra impassibile. «Molto presto verrai convocato dalla Procura di Bordeaux [où il réside désormais] che determinerà la data e l’istituto di pena in cui sconterai due anni di detenzione”, precisa il magistrato, che ha accompagnato la sua decisione con un obbligo di diligenza e di lavoro oltre che con l’annullamento della patente di guida.

Nel primo pomeriggio l’artista ha voluto rivolgersi alle vittime. Giacca nera sulla schiena, camicia bianca sfilata dai pantaloni beige, stacca le mani dalla sbarra e fa inversione a U verso le parti civili. “Vorrei chiederti perdono dal profondo del mio essere, sinceramente”dichiara l’attore, con la voce rauca e la carnagione grigia.
Seduta in prima fila, Mila, 27 anni al momento della tragedia, gli risponde a modo suo. La giovane donna, che ha perso il bambino non ancora nato nell’incidente, scuote la testa “no”. Pierre Palmade vuole dirlo ancora e ancora: “Sono sopraffatto, provato a vederli nella vita reale (…) Spero che un giorno le vittime accettino il mio perdono. So che un pazzo, un tossicodipendente è entrato in loro. Ce “fou” di cui parla in terza persona, è proprio l’uomo che la corte ha ritenuto colpevolequasi un’ora e mezza di riflessione.

Per tutta la giornata dell’udienza, Pierre Palmade è apparso smunto, con lo sguardo fisso nel vuoto. Quando Yuksel Yakut, il conducente della Renault Mégane, parla della sua nuova vita piena di dolore, abbassa la testa. Quando il presidente del tribunale trasmette su uno schermo le foto dei veicoli ammaccati, osa appena guardarle. Nell’elencare le ferite fisiche, si limita a fissare il terreno con le mani incrociate.

“Non ricordo nulla, né l’incidente, né il salvataggio, né la scena”assicura. Il suo primo ricordo è l’ospedale: “Mi raccontano dei feriti, di una famiglia, della perdita di un bambino, capisco che sono all’inferno, che ho fatto qualcosa di molto grave”. Al banco dei testimoni racconta le ore prima della scossa. “La 3-MMC [une drogue de synthèse] tende a renderti apatico. Mi dico che prendendo tre, quattro righe di cocaina mi sveglierò e potrò andare a fare la spesa”.

Il presidente lo interrompe. “Quando sento dire: ‘Prendo cocaina per svegliarmi e andare a fare shopping’, scusa ma…” L’attore chiarisce il suo pensiero: “È molto difficile razionalizzare qualcuno che ha preso droghe per tre giorni. Con tre Giorni di iniezioni, la cautela viene cancellata.

Villiers-en-Bière, la città dove è avvenuto l’incidente, dista solo sette chilometri dal tribunale. Pierre Palmade, che non è più riapparso pubblicamente dopo l’incidente, ha avuto il tutto esaurito durante l’udienza. Nemmeno un centimetro di panchina libera con un centinaio di giornalisti accreditati. Nomi noti vengono citati dal presidente quando discute delle testimonianze aggiunte all’inchiesta. C’è la sua amica, l’attrice e regista Isabelle Mergault. E Michèle Laroque, con la quale l’imputato ha formato per molti anni un famoso duo sul palco.

La personalità di Pierre Palmade e il suo rapporto con la tossicodipendenza sono stati al centro dei dibattiti dopo l’incidente. La sua vita è nuova sbucciato mercoledì. L’uomo spiega di fare uso di cocaina dall’età di 20 anni, di droghe sintetiche dal 2018 e di iniezioni dal 2020. “UN A 35 anni mi sono detto: ‘Pierre, non sei più un animale da festa, sei un cocainomane’. La Coca-Cola è cattiva perché fa bene”. Insiste: “La malattia della dipendenza è molto più forte della volontà di smettere”.

La prova nelle immagini, quando appare sulle telecamere di videosorveglianza all’ingresso di una farmacia, il 10 febbraio 2023, il giorno dell’incidente. Aveva prestato la sua carta di credito a un amico per fare scorta di siringhe. Dopo l’incidente, durante la perquisizione, gli investigatori hanno rinvenuto attrezzature per l’iniezione e macchie rossastre nelle stanze.

Dopo l’incidente, afferma di esserlo “senza lavoro”, non arrivare “non salirò più sul palco”. Il tuttavia vive con uno stipendio mensile di 6.000 euro, grazie a “fondamentalmente copyright.” Anche lui litigato con una delle sue sorelle, Claire. Con l’altroHélène, i rapporti resistono. Lei parla a turno al bar: “Ho potuto assistere al disastro della dipendenza (…). Prima dell’incidente, avevo immaginato di organizzare il suo funerale. Tossicodipendente, su sedia a rotelle, rovinato”, continua.

Dato che si è preso cura di se stesso, “ha trovato il suo vita”, assicura.Ho trovato mio fratello. Credo fermamente, per la prima volta, che farà davvero la cosa giusta.” Pierre Palmade lo ribadisce a gran voce: ora è totalmente in astinenza. È seguito in day Hospital tre volte a settimana e ha intrapreso la psicoterapia. “Per ora sta facendo tutto quello che può, sta mettendo tutte le possibilità dalla sua parte”conferma il suo padrino a Narcotici Anonimi, a gruppo di sostegno a cui si è unito. Lo guido e lo sostengo nel suo processo di recuperoaggiunge. Pierre ha molta diligenza.”

L’artista, chi ha vissuto il suo momento di gloria negli anni 1990-2000, con un gesto rapido e leggero rimette a posto la ciocca che gli attraversa la fronte. “Voglio essere innamorato, senza droghe. Comincio a sentire i benefici dell’astinenza.” Fa una pausa, poi continua, senza crederci: “L’unica cosa che amo è la mia vita di artista, ma non sono sicuro di poter fare di nuovo questo lavoro”.

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